Tranquilli, niente punta …. Ma andiamo con ordine.
L’invito arriva scendendo dal Monte Marzo, è per il 24 di dicembre. Ottimo! Di solito non c’è nessuno disponibile sotto le feste, per cui accetto entusiasta.
Arriva la settimana di Natale e parte l’organizzazione. Marco è reduce da una piccola influenza e non sa se la cosa si farà ma poi, tenace e testardo, giovedì si decide: si va!
Andiamo a Vonzo sabato, con calma. Alla fine siamo solo noi “del Monte Marzo”, gli altri per impegni classici in queste feste hanno desistito.
Perché proprio questa punta? Copio e incollo dalla relazione che Marco ci ha inviato:
24 dicembre 1874
Partiti il giorno 23 da Torino fummo salutati dai nostri colleghi in Alpinismo poco meno che
pazzi, siccome quelli che nella iemale stagione frullava nel capo l'idea di alpestri ascensioni;
che anzi fuvvi chi si peritava di asserire che non solo era follia il pensare di ascendere qualsiasi
monte di qualche elevatura, ma sarebbe stato sforzo erculeo l'aver potuto toccare Balme.
Così comincia la relazione di Martelli e Vaccarone, al ritorno da quella che viene riconosciuta come prima invernale assoluta italiana. I primi salitori così riassumono l’intero evento con il quale nasce l’alpinismo invernale:
Da Balme alla vetta impieghiamo 8 ore e mezza compresa una sola mezz'ora di fermata concessa
per prendere cibo. All' una e quaranta minuti salutavamo la superba cima con grida di gioia e
spari di pistola.
Fatto il verbale dell'ascensione, postolo nell' ometto di pietra e presi alcuni profili panoramici
della Catena del Gran Paradiso ritornammo a Balme in ore 4 3/4 compresa una mezz'ora di
fermata al villaggio della Molera.
L’anno scorso, Marco ed Alex sono arrivato 100 m sotto la punta, questo anno si vorrebbe salire in vetta.
Leggo una relazione trovata in internet e mi spavento …. Marco minimizza: ma dai, non ci saranno problemi …. C’è solo un po’ di neve purtroppo, 40-50 cm e questa proprio non ci voleva.
Il meteo è messo al meglio, più di cosi non si poteva sperare, per cui decido di aggregarmi comunque, al limite mi metto tranquilla in un posticino riparato e li aspetto.
Raggiungo Alex a Torino e partiamo per Vonzo. Una frazione a circa 1200 m, poche case lontane dal mondo. Quella di Marco è bellissima, piccola e accogliente, con un terrazzo verso la vallata che permette una visuale da sogno.
Vediamo un po’ di foto, mangiamo un piatto di riso e intanto cerchiamo di mettere ordine nell’organizzazione della giornata di domani.
Alex vuole partire scarponi ai piedi per le 4, e non ha tutti i torti! Sono 1500 m di dislivello, e con la neve i tempi si allungano assai; siamo ancora nelle giornate più corte e sarebbe meglio che il buio non ci cogliesse prima del bosco.
Vorrebbero venire anche 2 amici di Marco, ma non sono disponibili al nostro orario. Ci raggiungeranno. Intanto non ho ben capito come e perché ma si decide di spostare la partenza alle 5. Sveglia alle 3,15.
Scopro che il mio nuovo cell non fa suonare le sveglia se è spento, e cosi viene a chiamarmi Marco che sono quasi le 3 e mezza. Di corsa mi vesto, scendo e facciamo colazione. La camera la riordino al ritorno, non è nel mio stile ma non c’è tempo.
Usciamo con una sorpresa bellissima: la stellata! Mamma mia che bello! Da Milano, con tutto l’inquinamento luminoso che abbiamo, non vediamo quasi nulla. Qui, anche se il paese sotto è illuminato, le stelle si vedono, ed è veramente stupendo!
Assonnati saliamo in macchina e nessuno parla durante il tragitto. Qualche macchina la troviamo in giro: ma dove andranno a quest’ora?
Arriviamo a Molera con la sorpresa di avere la neve già in paese, siamo a poco più di 1300 m e non fa freddo, nonostante l’ora.
Infiliamo gli scarponi, su lo zaino, foto di rito e via, la nostra avventura ha inizio!
Frontali (questa con i led è davvero fantastica!) e iniziamo a salire in quello che credo essere un bosco. Mi rendo conto che ci sono o meno gli alberi solo dal fatto di trovare o meno le foglie lungo il sentiero.
Sentiero che perdiamo un paio di volte, d’altra parte è davvero buio, anche la luna è solo uno spicchio piccolissimo che non illumina.
Saliamo con un passo tranquillo, arriviamo alla prima malga dopo un’oretta per scoprire che abbiamo fatto solo 100 m di dislivello …. GULP! Ma Marco dice che è normale, il tragitto è più lungo rispetto al dislivello fatto. Bene, continuiamo ravanando un po’ per ritrovare il sentiero, poi sbuchiamo su una strada e infine prendiamo il sentiero, quello vero.
Dopo un’altra oretta, mentre il cielo giù verso valle inizia a colorarsi di rosso porpora, facciamo un'altra piccola sosta. Qui ci raggiungono gli amici di Marco che alla fine hanno deciso di venire ma di partire un’ora dopo … e ci hanno già raggiunti!
Ora si inizia a vedere e la frontale la possiamo riporre nello zaino. La neve non è tantissima, ma quello che basta per rendere più infido e faticoso il tragitto.
Abbiamo lasciato il sentiero “comodo” e iniziamo a risalire la montagna. Ripido, rocce e neve. L’attacco delle roccette è ancora lontano, la punta li, che ci guarda beffarda.
Inizio ad accusare la stanchezza, devo fermarmi qualche minuto a riposare e a mangiare qualcosa.
E inutile ascoltare i consigli degli altri in questo caso, io HO BISOGNO di fare delle micrososte periodiche per riprendere poi in tranquillità la salita. Marco è avanti e, macchina e non uomo, non accenna a fermarsi. Alex mi sprona a salire ancora un po’, purtroppo il risultato è che poi ci metto davvero un’eternità a fare solo qualche passo. Me la prendo con me stessa per non essermi fermata prima e al primo posto disponibile metto giù lo zaino e finalmente mi siedo, bevo e mangio qualcosina.
Mi riprendo un attimo e raggiungo i ragazzi, ormai con la consapevolezza che la punta per me rimarrà nel cassetto. Inizio ad avvisare, e sono contenta che con loro non mi devo sentire in colpa, se insisto un po’ loro proseguiranno.
Però l’inizio delle roccette lo voglio vedere, in estiva tornerò senz’altro e più vedo ora meglio è.
Le roccette, come temevo, non si presentano facilissime; o meglio, senza neve nessun problema, non per la salita, ma per la discesa. Arrivati circa a quota 2500 io desisto, mi trovo un posticino riparato e mi accingo ad aspettare i prodi ragazzi.
Passa meno di mezz’ora quando vedo comparire gli amici di Marco: cavolo! Sono stati velocissimi!!!
E velocissimi lo sono stati lo stesso, ma niente punta! Troppa neve dall’altra parte, la necessità di uno o due tiri di corda, il fatto di essere partiti tardi (aveva ragione Alex!!!) li hanno fatti desistere.
Provo a chiamare Alex per avvertirlo, ma ha il cell spento, per cui ci mettiamo comodi ad aspettare. Non passa molto che sono di ritorno, anche loro hanno desistito.
Mi spiace, avrei voluto che almeno per loro 4 la cima ci fosse, ma non sempre i nostri desideri vengono esauditi ….
Anzi ….
Questa frase l’ho sentita per la prima volta dalla “Mia Africa” e suonava più o meno cosi:
“Quando gli dei vogliono punirci esaudiscono le nostre preghiere.”
In questo caso mi riferisco a me, ai miei desideri montanari e a tutte le volte che mi scorno con la mia imbranataggine. Aver avuto il moroso alpinista non mi ha aiutato a migliorare la mia tecnica, visto che lui mi ha portato a fare solo gite ….. merendere.
Sta di fatto che la discesa per me è stata molto impegnativa, la neve, la stanchezza, i Koflach con cui non sono più abituata a scendere roccette mi hanno fatto rallentare la discesa in modo oserei dire vergognoso, e in un paio di occasioni mi sono trovata proprio in braghe di tela.
Eppure, in un sano spirito masochistico, mi sono divertita moltissimo.
Da una parte tutta esperienza che metti nel sacco, dall’altra la consapevolezza di aver visto giusto quando ho deciso di fermarmi e di non proseguire oltre. Se fossi stata meno stanca le cose sarebbero andate diversamente, e qui torna in primo piano la faccenda dell’allenamento. Uffi, non riesco a trovare un modo per allenarmi …. Vuoi dire che per me sarà sempre cosi?
Comunque, piano piano scendiamo, è lunga …. lunga …. maledettamente lunga!!!
Il sole continua a splendere in un cielo blu che fa risaltare ancora di più il bianco e marrone delle montagne innevate, Alex spara cazzate miste a discorsi semiseri per cercare di alleviare le fatiche, ma alla fine rimaniamo tutti in un religioso silenzio, un passo dopo l’altro, vedere tutti i punti di riferimento raccolti la mattina che passano in ordine inverso. Vedo il bosco, la strada, la malga … e finalmente LA MACCHINA!!!
Sono passate 11 ore e mezza da quando l’abbiamo lasciata. Foto di rito, un po’ disfatti ma comunque felici.
Si torna a casa di Marco; Alex ed io iniziamo a prepararci le borse, una scappata a rinfrescarci in bagno, un altro piatto di ottimo riso, le foto della giornata e poi ci tocca il rientro.
Avevo proprio bisogno di una giornata cosi, è stata splendida, abbastanza serena nonostante tutto quello che mi sta succedendo.
Chiudo con una promessa verso me stessa: Uja di Mondrone in estiva, dormendo al bivacco ….. ce la farò? Ai posteri l’ardua sentenza!!!