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Non siamo noi se non ci andiamo ad incasinare un po’.
Decidiamo per questa cima come allenamento per la Giordani, dopo il Tresero mi piacerebbe una cima tranquilla ma di ghiaccio.
Decidiamo di portare le ciaspole, siamo su un versante nord e la neve sarà ancora tanta. Ma questa decisione si rivelerà un “errore” se di errore si puo’ parlare.
Partiamo con calma alle 9 da Milano e, sorpresa, ci troviamo di fronte alla nuova galleria, quella elicoidale che permette di evitare i tornanti che salgono a Riale. Bella. Davvero un gran bel lavoro, peccato che i 50 km orari di limite siano davvero pochi.
E poi il vecchio centro di fondo ricostruito in una splendida casetta! Chissà che ci faranno li dentro!
Arrivo alla diga, Andrea mi fa notare che ci sarebbe il divieto ma io l’esperienza l’ho già passata: vanno tutti avanti fino alla fine del lago (e della strada).
Pian piano, vista la strada sterrata, arrivo in fondo.
Scendo.
Brrrrrrrrrrrrrr che freddo!
Mi cambio subito la maglia: lana e maniche lunghe e le cose vanno meglio. Siamo a circa 1.900 m il tempo è parecchio nuvoloso anche se ogni tanto spunta il sole.
Andrea si fa prendere dalla frenesia ed inizia a prepararsi.
Io mi rilasso dopo le 3 ore di guida, mangio qualcosa, faccio una telefonata e poi guardo in faccia il mio compagni di (dis)avventura … e allora lui capisce: ma perché diavolo mi sono già preparato? E brontolando come la solita pentola di fagioli prende il suo pranzo e si siede sul prato a mangiare, scarponi ai piedi :)
Valutiamo le strade. Alla fine decidiamo per la piu’ ripida, quella del sentiero chiuso per caduta massi. Non è vietata la strada, è sconsigliata. In realtà è un bellissimo sentiero, piuttosto ripido e in un paio di punti franoso ed esposto. Ma per il resto lo si fa con tranquillità.
Prima sosta alla baitella. Lo zaino è davvero pesante. Siamo soli, le marmotte ci tengono compagnia durante la nostra brevissima sosta.
Riprendiamo. Al di la del versante inizia la neve. Poca per la verità, non si sprofonda.
Arriviamo dove c’è la baita dell’OMG e l’arrivo della teleferica. Mi fermo per una sosta piu’ corposa. Andra non arriva. Torno a cercarlo. Povero … sotto il peso dello zaino sta facendo davvero troppa fatica. Sicuramente questa è l’ultima uscita con le ciaspole.
Da qui, in un’oretta, dovremmo essere al Claudio e Bruno per cui ci permettiamo una bella sosta. L’Arbola è li che ci guarda. A dire il vero anche la nostra cima ci guarda ma io ancora non so che è lei.
Ripartiamo, testa bassa a guardare il sentiero.
Bivio.
Prendo il sentiero basso.
Un dubbio mi viene ma, stoltamente, continuo.
Il dubbio aumenta quando, al primo nevaio, non vedo tracce fresche.
E io che faccio? Mi fermo? Medito? Torno?
Macchè, proseguo.
E il sentiero prosegue in piano invece di salire.
Fa il giro della montagna costeggiando il lago.
Facciamo fatica, dove c’è la neve, a capire dove dobbiamo andare.
Inizio a realizzare che abbiamo davvero sbagliato sentiero.
Dobbiamo salire e non si sale.
Siamo già stufi di neve tanto che anche Andrea accetta di fare, dove possibile, deviazioni per stare sulle rocce invece della neve.
Giriamo l’angolo.
O cavolo! Non c’è il rifugio! Eppure sono convinta! La posizione è questa!
Controlliamo gli altimetri: siamo ancora bassi, 2.600 m mentre il rifugio è circa 100 metri sopra.
Allora tiro su. C’è una lingua di roccia, avviso Andrea che vado a vedere e parto.
Sono demoralizzata. Se non troviamo in fretta il rifugio ci tocca tornare al Somma Lombardo e col cavolo che domani ho voglia di fare la cima :(
Ma … cos’è quello la? UN COMIGNOLO!!!
ANDREA !!! C’E’ IL COMIGNOLO inizio ad urlare.
Salgo ancora e vedo il tetto.
:)
Qualsiasi cosa sia successa ora siamo a posto.
Salgo. Arrivo esattamente dalla parte opposta di dove dovevo arrivare e di colpo capisco tutto.
Che tonta!!! Che tonto anche Andrea che mi è venuto dietro senza dire nulla :) Al bivio dovevamo salire e non scendere!!!
Parlo con un signore che mi da il benvenuto. Mi rincuora subito sulla salita di domani: non avrete problemi. Crepacci completamente coperti, strada intiubilissima e non difficile.
Ottimo!
Arriva Andrea che, nonostante tutto, non mi fa alcun cazziatone.
Ci riprendiamo. Aprono oggi il rifugio e sono ancora tutti presi dalle pulizie ma poco dopo vengono a chiamarci. Ci hanno acceso la stufa e preparato le panche. Non state qua fuori, venite dentro al caldo. Volete un the?
Ecco, questa è l’accoglienza che trovare nei rifugi dell’OMG (Operazione Mato Grosso http://www.rifugi-omg.org/it/rifugi_o_m_g.html) Sono gestiti da volontari che ricostruiscono i rifugi diroccati e poi li gestiscono. Tutti i guadagni vanno a favore della gente disadattata, per i poveri che poveri lo sono davvero laggiu’, nel Mato Grosso. Ho partecipato con loro per qualche giorno alla ricostruzione del Rifugio degli Angeli al Morion e, nonostante non sono cattolica, ho avuto modo di conoscerli, di vedere come lavorano, come la pensano … sono persone eccezionali che fanno un lavoro eccezionale. Ecco perché mi sento di invitarvi a soggiornare nei loro rifugi. Qui sono stati fantastici!
Ho proposto a loro di non alzarsi a colazione solo per noi (eravamo gli unici ospiti) ma di riempirci i nostri termos e lasciarci la colazione sul tavolo.
Puntualissimi, invece, alle 5.15 il signore era li a prepararci il caffè … nei rifugi “normali” ti fanno un sacco di storie se vuoi partire prima dell’ora che loro credono opportuna :(
Cmq, cena quella che è visto che sono appena arrivati e devono ancora organizzarsi. Ma iperabbondante!
Poi chiacchieriamo un po’. Ci sono 4 ragazzi, che mangiano le loro cose, che sono indecisi se fare l’Arbola o la Punta dei Sabbioni.
Altra piccola parentesi. Quando i gestori hanno saputo che i ragazzi mangiavano le loro cose, invece di inveire come fanno di solito nei rifugi “normali” si sono preoccupati perché fuori faceva freddo: come fanno a cucinare? Digli di venire dentro. Gli hanno preparato cmq la tavola …
Torniamo a noi. Chiacchieriamo sulle salite, concordiamo la colazione e poi andiamo a nanna.
Ci hanno messo la stufetta in stanza, stiamo belli al caldo.
Qui è tutto nuovo, i letti, i materassi, le coperte …
Dormiamo bene e quando suona la sveglia mi sento abbastanza riposata.
Colazione e poi si parte.
I 4 hanno deciso per l’Arbola, vista la splendida giornata. Noi ci incamminiamo sulla nostra morena.
Dopo un po’ di ravanare capiamo che ci sono gli ometti e ci dirigiamo lungo il sentiero. Scendiamo sul ghiacciaio in perfetta solitudine. Sia le relazioni che il signore ci hanno consigliato di stare in mezzo alla piana e cosi facciamo. Seguiamo tracce flebili ma aveva ragione il signore: non si puo’ sbagliare! Il colle è li.
Attraversata la piana inizia la salita ripida. Qualche crepa si inizia a vedere. Qualche tornate ci fa guadagnare quota e siamo al colle. Già prima il Finsteraarhorn si svela con la sua splendida punta ma arrivati al colle … che panorama!
Ce lo godiamo, qualche foto e poi guardiamo la cresta. Decidiamo la via di salita e si parte. Non ci leghiamo. Anzi, abbiamo lasciato la corda al rifugio, su consiglio del gestore, ed effettivamente non serve.
Sono davanti. So che Andrea ha problemi con l’esposizione ma provo lo stesso a superare un pezzetto ripido a lato delle rocce verso l’Arbola. Mi ritrovo su un pezzo non troppo bello per cui consiglio Andrea di andare a sinistra delle rocce e cerco di togliermi dai guai. Ricordando quanto mi insegno’ Chicco riesco a rimontare il pezzo ripido e mi ricongiungo ad Andrea.
Ora scalpito.
La nord dell’Arbola è li che mi guarda e la cima ormai è vicina.
Ecco la croce!!!
In vetta.
Le foto parlano per noi.
Siamo completamente soli. Per la prima volta abbiamo affrontato un ghiacciaio da soli, anche se semplice, e praticamente senza tracce. Siamo soddisfatti. La giornata è favolosa, il panorama mozzafiato e ce lo godiamo per un bel po’.
La discesa, stavolta è Andrea che guida, è un pochino infida la prima parte perché si inizia ad affondare, ma il pezzo è breve. Poi tutto tranquillo. Risaliamo alla morena, seguiamo il sentiero e torniamo, stanchi ma soddisfatti al rifugio.
Il meritato riposo e poi la discesa, stavolta per il sentiero giusto.
Cavolo … è davvero TANTO piu’ semplice!!!
Solo che siamo stanchi, gli zaini pesano e ci mettiamo cmq un’ora ad arrivare alla diga.
Sosta e poi di nuovo giu’.
Pestiamo meno neve dell’andata, dall’alto è piu’ facile trovare il sentiero libero. Altra sosta prima del pezzo ripido e poi giu’. Il ginocchio mi fa un po’ male. Rallento e cerco di usare meglio i bastoni e la cosa da i suoi frutti perché il male mi passa. La schiena invece peggiora. Mi sa che ho ancora qualche postumo dell’incidente e questo zaino pesante (ed il caldo che, man mano che si scende si fa piu’ potente) non aiuta di certo.
Finalmente siamo alla piana. Bagno rigenerante ai piedi e poi l’ultimo strappo per arrivare alla macchina.
Stanchi, affaticati ma pienamente soddisfatti.
Sosta a Crodo per il Gelato e un ritorno a casa tutto sommato abbastanza tranquillo coronano un bellissimo we.
La Val Formazza è sempre meravigliosa, c’è poco da dire!
Ah … ho finalmente individuato il Basodino … GULP!!!
29 giugno 2009
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2 commenti:
Complimenti a entrambi!
Bellissime foto.
Grazie da entrambi :)
S.
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