E si …. la quota inizia a scendere, purtroppo ….
Ho letto da qualche parte di recente qualcuno che ci saliva, è mi è tornata la voglia di rivedere quei posti.
Dall’Allievi sono solo scesa in una giornata di pioggia, abbiamo dovuto troncare li il sentiero Roma. Ricordo solo vagamente il percorso e la passeggiata in piano fino a San Martino.
L’anno scorso sono tornata la in inverno, ciaspole e/o ramponi, inizio di un periodo che, seppur per poco tempo, mi ha regalato momenti felici, per cui questa volta non devo esorcizzare nulla.
Parto alla solita ora ma la strada e’ un po’ piu’ lunga di quel che pensavo. Inoltre, hanno messo a pagamento il parcheggio appena arrivati in paese. A dire il vero, il parcheggio laggiù in fondo mi è pure tornato piu’ comodo
Stranamente ricordo e riconosco il percorso. Ogni tanto mi stupisco: vuoi dire che la Ginkgo Biloba funziona?
Inizio a percorrere il sentiero a fianco del torrente. Veloce, per quanto posso essere veloce io, che se ho sbagliato strada devo tornare e non e’ presto. Ovviamente non c’era nessuno al parcheggio a cui chiedere e nessuna indicazione. Meno male che c’ero gia’ stata!
La strada e’ giusta. Finito l’asfalto (poco, per fortuna) trovo un mega parcheggio per le macchine :( e io mi saro’ già sciroppata una bella mezz’ora. E qui il primo dubbio: 4 ore da San Martino o da qui? Non lo sapro’ mai, perché il cartello sul quale mi sono affidata io per calcolare i tempi e’ più avanti, diceva 3 ore mentre io sono salita in 3 ore e mezza …. ma andiamo con ordine.
Oggi mi sento piu’ orso che mai e le poche persone che sono li al aprcheggio e stanno facendo colazione mi infastidiscono. O meglio, spero che nessuno mi rivolga la parola, sono troppo triste per mettermi a chiacchierare, sorridere e far finta che tutto vada bene.
Proseguo. Cartina alla mano perché non ho proprio voglia di sbagliare.
Man mano riconosco i posti, la mancanza della neve non modifica piu’ di tanto ed ho perfettamente in mente il grosso masso del bivio.
Fin qui la valle è davvero incantevole, una cornice montana unica, un torrente dalla acque cosi limpide, complice un fondale adatto, offre degli scorci di un azzurro-verde magnifico.
Poche foto salendo, come al solito, mi rifaro’ in discesa.
Arriva il mio masso e inizio a salire. E’ ripido ma, complice un bel freschino, mi sembra di mantenere un buon passo.
Arrivati al ponte, la meta della nostra gita invernale, voglio fare la prima sosta. Sorpasso 4 spagnoli, non volevo farlo, tra poco mi fermo, ma si sono fermati e non potevo fare altrimenti.
Il ponte. Cavolo! Ma quanta strada facemmo quel giorno!
Non faccio in tempo a cercare di fare 2 foto che 2 dei 4 spagnoli mi raggiungono. Hanno lasciato indietro gli altri e hanno allungato il passo. Si fermano con me sul ponte …. Ecchecavolo! Uffi! Non mi va di fermarmi se ci sono anche loro. Prendo la barretta e mangiucchiandola continuo la salita.
Certo che il bosco è davvero lungo! Lo diceva qualcuno che era infinito. Infinito non direi, per infinito intendo qualcosa che non mi piace, mi annoia o mi stanca. Questo è invece un bel bosco, fresco, lungo ma piacevole.
Finalmente sono al sole,il bosco è finito ed io mi permetto la sosta. Ho viaggiato ancora parecchio dalla decisione della sosta alla sosta vera e propria. Cercavo un masso fuori dal sentiero ma al sole. Alla fine mi sono dovuta arrendere, masso sul sentiero, non ci sono altre possibilità.
Gli spagnoli mi sa che sono tornati indietro. Non ho incontrato nessuno durante la salita, non sta salendo nessuno dietro di me.
Mangio, 10 minuti e gia’ mi annoio. E’ ora di ripartire.
Arrivo al Pian di Zocca, bellissimo, ed intravedo lassu’ il rifugio. Cavolo …. c’è ancora un bel pezzo di strada. Inizio a pensare che non starò nei tempi e questo mi disturba. Cosi cerco di attraversare in fretta la piana per riprendere la salita. Gli ultimi 100 metri saranno pero’ per me infiniti. Sono stanca e sto pagando lo scotto di aver fatto solo una sosta di 10 minuti! Io ho bisogno di fermarmi più spesso …. mannaggia al mio essere orso e agli spagnoli!
Mi fermo un momento, seduta su un sasso senza neppure togliere lo zaino. Riprendo. Ora il passo è lento ma salgo. Ogni volta che guardo su vedo il rifugio sempre troppo in alto, fino a che non guardo più.
E ci manca poco che vado a sbattere contro il vecchio rifugio (l’Allievi, credo).
Si. Finalmente ci sono arrivata.
4 ore e mezza dal parcheggio di San Martino.
Mi sento demoralizzata, speravo di aver ripreso in pieno ed invece ancora un po’ ci devo lavorare.
Alla fine, pero’, mi sa che i metri di dislivello non sono mica 1.355 come dice la relazione, ma 1.472 come dice la matematica.
Certo, dal bivio la dava in 3 ore ed io sono salita in 3 ore e mezza ….. che menate che mi sto facendo! Penso a questo molto probabilmente per non pensare ad altro, alle ultime notizie, al nuovo lavoro, all’amico che mi sta abbandonando …. Meglio pensare a quanto sono pippa piuttosto che a tutto il resto; d’altra parte, vengo in montagna anche per questo, per staccare la spina dopo la settimana che troppo spesso è pesante.
Mi siedo. Mangio. Mi guardo intorno. Arrivano i primi del sentiero Roma (beati loro!).
Turisti di giornata ce ne sono pochissimi. Non ho incontrato nessuno salendo, quindi quei pochi sono partiti ben prima di me.
Non attacco bottone stavolta. Saluto solo e basta, me ne sto nel mio brodo a riposarmi, a guardare la cartina, a godermi il caldo sole di fine estate.
Mi riposo fino quasi alle 3, poi inizia la discesa. Metto in conto 4 ore, un po’ per la lunghezza del percorso, un po’ perché voglio fare delle di foto.
Poca gente che sale, mi aspettavo di trovarne di piu’.
Ad un certo punto mi rendo conto che i tempi della macchina fotografica si stanno allungando: non mi sono resa ancora conto che il pomeriggio è quasi finito!
E’ incredibile come sia passata in fretta questa giornata! No, non in fretta, non rende l’idea. Diciamo che mi stupisce il fatto che sono passata di qui quasi 10 ore fa, a me sembra di esserci passata solo qualche minuto fa. Il tempo oggi non ha avuto corso per me, non mi è pesato nulla: ne’ il dislivello, ne’ la lunghezza del percorso, né la solita noia della discesa.
L’unica nota stonata è la caviglia che mi fa male, torna i disturbo della scorsa settimana. Si e’ infiammato qualcosa e non mi piace per nulla. Saranno gli scarponcini? Per scendere devo slacciarlo. La prossima volta metto gli altri scarponi, anche se pensanti. O provo a fare una gita piu’ corta. Insomma, devo fare un po’ di prove per capire cosa mi infiamma cosi la caviglia :(
Anche in basso c’e’ poca gente.
In particolare, ho incontrato 2 ragazzi, lui mi ha salutato con un sorriso ed una dolcezza infinita e questo mi ha toccato in modo particolare …. allora c’e’ ancora qualcuno capace di serenità?
Finita anche questa giornata. Il fatto di andare il sabato mi permette di arrivare a casa tardi, ho la domenica per recuperare ….. sintomo di invecchiamento …. una volta non ne avevo bisogno :)
23 settembre 2007
16 settembre 2007
Pizzo Alto – 2.512 m, 15 Settembre 2007
Terzo tentativo.
Il primo non ho neppure messo gli scarponi, c’era una festa a Premana ed era impossibile parcheggiare.
Il secondo arrivai, con il mio solito socio, al lago di sotto. I tempi erano adeguati, ma io ero cotta.
So che è lunga, parto presto. Non rileggo la relazione, la porto dietro e la leggerò man mano. Mi piacerebbe fare l’anello, ma solo se è indicato. Il percorso è lungo e non mi sembra il caso di ravanare in discesa e magari allungare ulteriormente il percorso. Oltretutto, sulla mia cartina, il sentiero di discesa che penso io non è neppure segnato.
Parto alla solita ora. E’ comunque lunga e arrivo a Premana poco prima delle 8. Infilo gli scarponi, c’è sono un’altra coppia al parcheggio che parte mentre io sto facendo colazione.
Il meteo da ancora nuvolo la mattina, poi bellissimo … speriamo!
L’anno scorso era un mese avanti ed effettivamente il paesaggio era migliore. Ora non è ancora autunno ma siamo già a fine estate ed il percorso nel bosco che mi porta all’Alpe non lo trovo poi un granché.
Non guardo l’ora, dai cartelli dell’inizio del sentiero (che non segnano il Pizzo Alto, chissà perché!) ricordo che ci vuole un’ora e mezza ma a me sembra che ci sto mettendo di più.
Arrivo all’Alpe, 2 ore … prima di demoralizzarmi guardo la foto che ho fatto al cartello: 2 ore e mezza! Ecco, cosi va meglio. La mia relazione da 2 ore con un dislivello di 730m: posso considerarmi soddisfatta.
Il sole ancora non c’è e la temperatura è frizzantina. Piccola sosta e riparto. In un’ora (e 435 m) sono al lago inferiore. C’è un bel vento e penso alla salita: se non cala non potrò neppure fermarmi in vetta …
Il freddo è talmente intenso che metto la giacca a vento ed i pantaloni lunghi.
Leggo la relazione. Ecco … proprio non mi ricordavo delle catene per salire il canalino che porta al lago di sopra. Sto meditando se ce la farò, quasi quasi rinuncio.
Ma va … Andiamo almeno a vedere! E poi, anche la relazione dice che ci sono solo un paio di punti esposti e non è questo a preoccuparmi.
Le catene arrivano in fretta, il vento sembra calare ma qui sono a ridosso della montagna che probabilmente mi ripara.
Metto via i bastoncini e salgo.
Effettivamente in un paio di punti le catene le vedo bene, soprattutto per la discesa. A tratti è bagnato, meno male che il torrentello che evidentemente passa di qui, ora è quasi senz’acqua.
Arrivo, nei tempi della relazione, al lago di sopra: davvero incantevole!
Ora manca solo un’ora alla cima. Sono 4 ore che cammino e non mi sento ancora stanca, né fisicamente né mentalmente, mi manca SOLO un’ora alla cima :)
Risalgo la dorsale per la bocchetta e qui il sentiero inizia ad essere a tracce. Il percorso è intuitivo ma siccome sono da sola e non posso permettermi di sbagliare (è già lunga la gita …. non ne devo aggiungerne di mio!) mi fermo spesso per capire dove diavolo continua. Cosi perdo ancora qualche minuto e mi rendo conto che non posso cazzeggiare ulteriormente: avevo messo in conto 5 ore per la salita e non posso mettercene troppe di più.
Arrivo alla bocchetta, inizia il traverso che fa scendere un pochino e, appena girato l’angolo, eccola li la mia meta! Ogni tanto sparisce dietro a qualche dosso, ma quando ricompare è sempre più vicina. Anche qui ogni tanto il sentiero non è visibilissimo ed io mi fido poco di me stessa per dare retta al mio istinto, che però si è sempre rivelato giusto. Mi sono rimessa in corto, su questo versante ormai sono in pieno sole ed il vento è scomparso. Non fa caldo per fortuna ma il lungo non è più indicato.
Finalmente il traverso finisce, si inizia a salire per cresta.
Ormai ci sono, sento le voci in cima, vedo la punta della croce.
Ormai ci sono, dietro quella curva c’è la cima …
Ormai ci sono … ma quella cima non arriva mai!!!!
Gli ultimi metri mi sono sembrati infiniti, ora ho davvero bisogno di riposare. 5 ore e un quarto soste e meditazioni comprese: in linea con i tempi che mi sono data :)
In cima ci sono 4 bergamaschi … che non parlano … urlano!
Saluto e me ne vado dalla parte opposta. Loro hanno seminato zaini e magliette per tutta la cima (e meno male che è larga!) ma trovo un bel sassetto piatto su cui sedermi. Finalmente mi concedo almeno un’ora di riposo.
Il panorama da qui è fantastico! La cima è bella, la salita pure anche se non è una delle migliori che abbia mai fatto.
I bergamaschi continuano ad urlare ma per fortuna tra mezz’ora scendono, cosi io me ne posso rimanere qui tranquilla e sola per almeno un’altra mezzora.
Quando sono pronti a partire, mi chiedono la foto. Sorrido: son salita apposta!
Cosi chiacchieriamo un po’. Alla fine scopro che uno di loro non ha proprio voglia di scendere dalle catene. Però non sono partiti da dove sono salita io. Mi chiedono quanto ci ho messo e sembrano impressionati dal dislivello, quindi devono essere saliti da un punto più alto, ma neppure sulla cartina trovo un’altra partenza.
Foto con autoscatto, foto panoramiche, libro di vetta. Ora però è il caso di scendere. Non farò il giro, sono sola praticamente su tutta la montagna. Là vedo un sentiero che scende ma sulle mie cartine non c’è. Non mi preoccupano le catene in discesa, solo la lunghezza del percorso.
Faccio un paio di conti: al massimo alle 19 dovrei essere alla macchina. A quell’ora è ancora chiaro per cui posso prendermela con relativa calma.
In discesa faccio un po’ di foto del percorso ed arrivo alle catene.
Come pensavo, si scende agevolmente, le uso anche quando non strettamente necessario perché scendo più in fretta. Simpatico il canalino, devo dire che mi è piaciuto :)
Lago di sotto, la sosta la faccio all’alpe. Il ginocchio inizia a farsi sentire, meno male che i miei mega scarponcini sono una favola! Non mi fanno per niente male i piedi!
All’Alpe mi concedo un’altra mezz’ora di riposo e finalmente posso riempire le bottiglie: più di 2 litri oggi!
Arriva un signore senza zaino, scarpe basse e bastoncini … un mito! Mi chiede se sono stata ai laghi e non riesco a reprimere un moto di orgoglio e gli dico la mia meta. Mi guarda stupito: da sola???? Già, perché da sola evidentemente non è usuale. Effettivamente ci ho pensato anch’io, vista la lunghezza del percorso, ma se non c’è nessuno abbastanza pazzo che ci posso fare?
Ora mi tocca la parte più noiosa, L’affronto con il lettore MP3, mi fa passare il tempo.
Fa ancora caldo per cui non me la sento di allungare il passo. La discesa è accompagnata da un nugolo di moschini che sono noiosissimi e non si fanno scrupolo di appoggiarsi dappertutto, occhi compresi e vi lascio immaginare la gioia viste le lenti a contatto!
Alla fine sono alla macchina alle 18:30 stanca ma contenta della giornata, del giro, dell’ennesimo sassolino nella scarpa che mi sono tolta ...
Il primo non ho neppure messo gli scarponi, c’era una festa a Premana ed era impossibile parcheggiare.
Il secondo arrivai, con il mio solito socio, al lago di sotto. I tempi erano adeguati, ma io ero cotta.
So che è lunga, parto presto. Non rileggo la relazione, la porto dietro e la leggerò man mano. Mi piacerebbe fare l’anello, ma solo se è indicato. Il percorso è lungo e non mi sembra il caso di ravanare in discesa e magari allungare ulteriormente il percorso. Oltretutto, sulla mia cartina, il sentiero di discesa che penso io non è neppure segnato.
Parto alla solita ora. E’ comunque lunga e arrivo a Premana poco prima delle 8. Infilo gli scarponi, c’è sono un’altra coppia al parcheggio che parte mentre io sto facendo colazione.
Il meteo da ancora nuvolo la mattina, poi bellissimo … speriamo!
L’anno scorso era un mese avanti ed effettivamente il paesaggio era migliore. Ora non è ancora autunno ma siamo già a fine estate ed il percorso nel bosco che mi porta all’Alpe non lo trovo poi un granché.
Non guardo l’ora, dai cartelli dell’inizio del sentiero (che non segnano il Pizzo Alto, chissà perché!) ricordo che ci vuole un’ora e mezza ma a me sembra che ci sto mettendo di più.
Arrivo all’Alpe, 2 ore … prima di demoralizzarmi guardo la foto che ho fatto al cartello: 2 ore e mezza! Ecco, cosi va meglio. La mia relazione da 2 ore con un dislivello di 730m: posso considerarmi soddisfatta.
Il sole ancora non c’è e la temperatura è frizzantina. Piccola sosta e riparto. In un’ora (e 435 m) sono al lago inferiore. C’è un bel vento e penso alla salita: se non cala non potrò neppure fermarmi in vetta …
Il freddo è talmente intenso che metto la giacca a vento ed i pantaloni lunghi.
Leggo la relazione. Ecco … proprio non mi ricordavo delle catene per salire il canalino che porta al lago di sopra. Sto meditando se ce la farò, quasi quasi rinuncio.
Ma va … Andiamo almeno a vedere! E poi, anche la relazione dice che ci sono solo un paio di punti esposti e non è questo a preoccuparmi.
Le catene arrivano in fretta, il vento sembra calare ma qui sono a ridosso della montagna che probabilmente mi ripara.
Metto via i bastoncini e salgo.
Effettivamente in un paio di punti le catene le vedo bene, soprattutto per la discesa. A tratti è bagnato, meno male che il torrentello che evidentemente passa di qui, ora è quasi senz’acqua.
Arrivo, nei tempi della relazione, al lago di sopra: davvero incantevole!
Ora manca solo un’ora alla cima. Sono 4 ore che cammino e non mi sento ancora stanca, né fisicamente né mentalmente, mi manca SOLO un’ora alla cima :)
Risalgo la dorsale per la bocchetta e qui il sentiero inizia ad essere a tracce. Il percorso è intuitivo ma siccome sono da sola e non posso permettermi di sbagliare (è già lunga la gita …. non ne devo aggiungerne di mio!) mi fermo spesso per capire dove diavolo continua. Cosi perdo ancora qualche minuto e mi rendo conto che non posso cazzeggiare ulteriormente: avevo messo in conto 5 ore per la salita e non posso mettercene troppe di più.
Arrivo alla bocchetta, inizia il traverso che fa scendere un pochino e, appena girato l’angolo, eccola li la mia meta! Ogni tanto sparisce dietro a qualche dosso, ma quando ricompare è sempre più vicina. Anche qui ogni tanto il sentiero non è visibilissimo ed io mi fido poco di me stessa per dare retta al mio istinto, che però si è sempre rivelato giusto. Mi sono rimessa in corto, su questo versante ormai sono in pieno sole ed il vento è scomparso. Non fa caldo per fortuna ma il lungo non è più indicato.
Finalmente il traverso finisce, si inizia a salire per cresta.
Ormai ci sono, sento le voci in cima, vedo la punta della croce.
Ormai ci sono, dietro quella curva c’è la cima …
Ormai ci sono … ma quella cima non arriva mai!!!!
Gli ultimi metri mi sono sembrati infiniti, ora ho davvero bisogno di riposare. 5 ore e un quarto soste e meditazioni comprese: in linea con i tempi che mi sono data :)
In cima ci sono 4 bergamaschi … che non parlano … urlano!
Saluto e me ne vado dalla parte opposta. Loro hanno seminato zaini e magliette per tutta la cima (e meno male che è larga!) ma trovo un bel sassetto piatto su cui sedermi. Finalmente mi concedo almeno un’ora di riposo.
Il panorama da qui è fantastico! La cima è bella, la salita pure anche se non è una delle migliori che abbia mai fatto.
I bergamaschi continuano ad urlare ma per fortuna tra mezz’ora scendono, cosi io me ne posso rimanere qui tranquilla e sola per almeno un’altra mezzora.
Quando sono pronti a partire, mi chiedono la foto. Sorrido: son salita apposta!
Cosi chiacchieriamo un po’. Alla fine scopro che uno di loro non ha proprio voglia di scendere dalle catene. Però non sono partiti da dove sono salita io. Mi chiedono quanto ci ho messo e sembrano impressionati dal dislivello, quindi devono essere saliti da un punto più alto, ma neppure sulla cartina trovo un’altra partenza.
Foto con autoscatto, foto panoramiche, libro di vetta. Ora però è il caso di scendere. Non farò il giro, sono sola praticamente su tutta la montagna. Là vedo un sentiero che scende ma sulle mie cartine non c’è. Non mi preoccupano le catene in discesa, solo la lunghezza del percorso.
Faccio un paio di conti: al massimo alle 19 dovrei essere alla macchina. A quell’ora è ancora chiaro per cui posso prendermela con relativa calma.
In discesa faccio un po’ di foto del percorso ed arrivo alle catene.
Come pensavo, si scende agevolmente, le uso anche quando non strettamente necessario perché scendo più in fretta. Simpatico il canalino, devo dire che mi è piaciuto :)
Lago di sotto, la sosta la faccio all’alpe. Il ginocchio inizia a farsi sentire, meno male che i miei mega scarponcini sono una favola! Non mi fanno per niente male i piedi!
All’Alpe mi concedo un’altra mezz’ora di riposo e finalmente posso riempire le bottiglie: più di 2 litri oggi!
Arriva un signore senza zaino, scarpe basse e bastoncini … un mito! Mi chiede se sono stata ai laghi e non riesco a reprimere un moto di orgoglio e gli dico la mia meta. Mi guarda stupito: da sola???? Già, perché da sola evidentemente non è usuale. Effettivamente ci ho pensato anch’io, vista la lunghezza del percorso, ma se non c’è nessuno abbastanza pazzo che ci posso fare?
Ora mi tocca la parte più noiosa, L’affronto con il lettore MP3, mi fa passare il tempo.
Fa ancora caldo per cui non me la sento di allungare il passo. La discesa è accompagnata da un nugolo di moschini che sono noiosissimi e non si fanno scrupolo di appoggiarsi dappertutto, occhi compresi e vi lascio immaginare la gioia viste le lenti a contatto!
Alla fine sono alla macchina alle 18:30 stanca ma contenta della giornata, del giro, dell’ennesimo sassolino nella scarpa che mi sono tolta ...
09 settembre 2007
Pizzo Pioltone – 2.610 m 8 Settembre 2007
Il primo tentativo risale a circa 2 anni fa, una giornata più autunnale non solo per il mese (ottobre, se ben ricordo) ma anche per il tempo. Oggi, invece, la giornata è da favola, fresca e limpida come non mai.
Arrivo presto, poco prima delle 9 ho gli scarponi ai piedi. Ci sono un paio di coppie che sono partite prima di me ma il parcheggio è ancora vuoto.
Prima la jeeppabile poi il sentiero nel bosco. Umido, pieno di ruscelletti ma, sarà perché non cerco bene, non vedo funghi.
Il lago. Non me lo ricordavo ma ne parla la relazione; piccolo, in stile proprio alpino.
La palude e poi ancora la salita per arrivare al Rifugio Gattascosa, con i suoi cumuli di legna che ormai sono diventati caratteristici.
La relazione parla della cresta a partire dalla Bocchetta di Gattascosa (o Passo di Ragozza) ma mette come alternativa la salita al Pioltone, mentre per me la gita è la salita al Pizzo e la cresta se mi avanzano le forze. Prendo quindi la strada che mi porta, in pochi minuti, al Passo di Monscera.
Per i tempi di percorrenza sono allineata con i cartelli, fino a qui. La salita al Pizzo però non è segnata, ma ci sono circa 500 m di dislivello, per cui metto in conto un’ora e mezza.
E qui arriva anche il bello. La mia relazione dice che non c’è la traccia, ma di stare sulla linea di confine …. 2 anni fa, anche il rifugista ci disse che non c’era sentiero ma si saliva a naso ….
Beh, se non riesco a salire pazienza, continuo a ripetermi.
Intanto il sentiero che parte dal passo è segnatissimo.
Ci sono gli ometti …. e che ometti!
Finisce il prato, il sentiero continua sulla linea più ovvia con tanti piccoli tornanti.
Ed è pieno di ometti …. e che ometti!
Man mano che si sale il sentiero si fa più ripido e più faticoso, il terreno più instabile, ma la traccia è un’autostrada! Chissà perché non è segnato sui cartelli … mah, i misteri dell’escursionismo!
La giornata è stupenda, fresca, ma io faccio tanta fatica. Mi fermo un paio di volte per riprendere fiato (con la scusa di un pezzetto di cioccolato) e proseguo il mio cammino solitario. Non c’è proprio nessuno! Il panorama che si apre è entusiasmante ed il sentiero sempre più ripido.
Non guardo l’altimetro né l’orologio, quando arrivo arrivo, tanto è presto.
Alzo lo sguardo e vedo l’ometto di vetta …. Un sorriso …. E vedo anche qualcosa di bianco che potrebbe essere un tronco di larice morto da tempo. Oddio, ce n’è più di uno …. e …. ma quelle sono corna …… E si, mi accoglie un bel branco di caprette bianche con il caprone la, dietro l’ometto di vetta, che se ne sta all’ombra. Mi guardano incuriosite, la più ardita mi si avvicina … diciamo un po’ troppo, e devo prendere provvedimenti.
Lascio a loro la cima e mi incammino sulla cresta. Pochi metri più in la l’ultimo ometto, niente cacche di capra e qualche bel sasso piatto su cui sedersi.
Panorama a 360°, non so se le foro renderanno la bellezza del posto (i panorami proprio non mi vengono ….). Ogni tanto qualche raffica di vento arriva a tenermi compagnia con i suoni che crea passando tra i fili d’erba, tra le rocce della cresta, creando mulinelli di terra …. Stranamente dove sono io, nonostante sia sulla cresta, rimane riparato.
Con a fianco il bastoncino (la capretta curiosa ha accoliti al suo …. mio fianco) mangiucchio qualcosa e poi mi rilasso.
Guardo laggiù la cresta di cui parlava la relazione. Bella e ben tracciata. Il sentiero di discesa è deciso.
Vado a rompere le scatole alle caprette per prendere il libro di vetta, non posso non lasciare la firma!
Mi guardo la Cima del Dosso, dove sono salita qualche mese fa.
Ma …. Laggiù …. Oddio! Quelle sono le Grigne! Che giornata!!!
La Capanna Margherita si vede ad occhio nudo. Un piccolo disappunto per non essere riusciti, neppure questo we, a salire ancora un po’ mi viene, ma è placato dalla bellezza del luogo.
Scendo.
Sta salendo un ragazzo che incontro a metà discesa (metà dal Passo) e mi chiede quanto manca. E’ solo e senza zaino. Per il resto, qualcuno si vede al Passo ma poi più nessuno. Peccato perché se è vero che è ripida, è anche vero che escursionistica più che mai.
Al Passo saluto 2 ciclisti e mi avvio verso la cresta. Ovviamente si sale; ora però mi sono riposata e la fatica è comunque minore. Come ogni cresta che si rispetti, dopo essere saliti di un buon 100 m inizia il classico saliscendi. Iniziano i colori dell’autunno, l’erba che assume quel color marrone fantastico. Il pomeriggio rende la luce migliore e le montagna svizzere (credo sia il gruppo del Weissmies) è favoloso.
La cresta è segnatissima ma rimane selvaggia.
Sempre la mia relazione, dice che dal rifugio si sale accanto al canale dell’acqua e si punta alla evidente bocchetta. Mi viene da pensare se sarà cosi semplice scendere al rifugio senza traccia.
Sempre la mia relazione, dice che si può salire anche dal lago, con radi e sbiaditi bolli rossi che segnano la strada, ma io devo scendere al rifugio a fare scorta d’acqua: un litro e mezzo non mi è bastato :(
Arrivo in vista della bocchetta ed il sentiero scende …. ma dalla parte opposta, dove c’è un altro splendido laghetto alpino che ho visto dalla cima del Pizzo.
Seguo perplessa il sentiero e laggiù vedo un signore che si sta incamminando verso la bocchetta. Rincuorata lo raggiungo e, come al mio solito, attacco bottone. Facciamo un pezzo di strada insieme chiacchierando, mi racconta di un bel giro ad anello che si può fare e non sembra niente male … anzi! Anche lui gira spesso da solo e mi viene spontanea una considerazione: man mano che vado in giro da sola mi trovo sempre meglio, il mio essere orso diventa ogni giorno più presente e, anche se mi manca la compagnia per certe gite che da sola non me la sento di fare, la solitudine di queste passeggiate mi piace sempre di più. Scelgo da sola meta, luogo e tempi. Non sarà sano, ma mi rigenera.
Il mio compagno occasionale mi lascia quando inizia la discesa per il rifugio (segnatissima, ovviamente!). Lui scende al lago.
Scorta d’acqua e poi via verso la macchina.
Giro splendido. Poca gente come il sabato sa di solito regalare.
Peccato non aver deciso di fermarmi qui a dormire, domani mi sa che, nonostante le previsioni siano ottime, me ne starò a casa.
Mi sono tolta un altro sassolino dalla scarpa e mi rendo conto che, nonostante tutto, quest’anno ne ho tolti di sassolini …. !!!
Arrivo presto, poco prima delle 9 ho gli scarponi ai piedi. Ci sono un paio di coppie che sono partite prima di me ma il parcheggio è ancora vuoto.
Prima la jeeppabile poi il sentiero nel bosco. Umido, pieno di ruscelletti ma, sarà perché non cerco bene, non vedo funghi.
Il lago. Non me lo ricordavo ma ne parla la relazione; piccolo, in stile proprio alpino.
La palude e poi ancora la salita per arrivare al Rifugio Gattascosa, con i suoi cumuli di legna che ormai sono diventati caratteristici.
La relazione parla della cresta a partire dalla Bocchetta di Gattascosa (o Passo di Ragozza) ma mette come alternativa la salita al Pioltone, mentre per me la gita è la salita al Pizzo e la cresta se mi avanzano le forze. Prendo quindi la strada che mi porta, in pochi minuti, al Passo di Monscera.
Per i tempi di percorrenza sono allineata con i cartelli, fino a qui. La salita al Pizzo però non è segnata, ma ci sono circa 500 m di dislivello, per cui metto in conto un’ora e mezza.
E qui arriva anche il bello. La mia relazione dice che non c’è la traccia, ma di stare sulla linea di confine …. 2 anni fa, anche il rifugista ci disse che non c’era sentiero ma si saliva a naso ….
Beh, se non riesco a salire pazienza, continuo a ripetermi.
Intanto il sentiero che parte dal passo è segnatissimo.
Ci sono gli ometti …. e che ometti!
Finisce il prato, il sentiero continua sulla linea più ovvia con tanti piccoli tornanti.
Ed è pieno di ometti …. e che ometti!
Man mano che si sale il sentiero si fa più ripido e più faticoso, il terreno più instabile, ma la traccia è un’autostrada! Chissà perché non è segnato sui cartelli … mah, i misteri dell’escursionismo!
La giornata è stupenda, fresca, ma io faccio tanta fatica. Mi fermo un paio di volte per riprendere fiato (con la scusa di un pezzetto di cioccolato) e proseguo il mio cammino solitario. Non c’è proprio nessuno! Il panorama che si apre è entusiasmante ed il sentiero sempre più ripido.
Non guardo l’altimetro né l’orologio, quando arrivo arrivo, tanto è presto.
Alzo lo sguardo e vedo l’ometto di vetta …. Un sorriso …. E vedo anche qualcosa di bianco che potrebbe essere un tronco di larice morto da tempo. Oddio, ce n’è più di uno …. e …. ma quelle sono corna …… E si, mi accoglie un bel branco di caprette bianche con il caprone la, dietro l’ometto di vetta, che se ne sta all’ombra. Mi guardano incuriosite, la più ardita mi si avvicina … diciamo un po’ troppo, e devo prendere provvedimenti.
Lascio a loro la cima e mi incammino sulla cresta. Pochi metri più in la l’ultimo ometto, niente cacche di capra e qualche bel sasso piatto su cui sedersi.
Panorama a 360°, non so se le foro renderanno la bellezza del posto (i panorami proprio non mi vengono ….). Ogni tanto qualche raffica di vento arriva a tenermi compagnia con i suoni che crea passando tra i fili d’erba, tra le rocce della cresta, creando mulinelli di terra …. Stranamente dove sono io, nonostante sia sulla cresta, rimane riparato.
Con a fianco il bastoncino (la capretta curiosa ha accoliti al suo …. mio fianco) mangiucchio qualcosa e poi mi rilasso.
Guardo laggiù la cresta di cui parlava la relazione. Bella e ben tracciata. Il sentiero di discesa è deciso.
Vado a rompere le scatole alle caprette per prendere il libro di vetta, non posso non lasciare la firma!
Mi guardo la Cima del Dosso, dove sono salita qualche mese fa.
Ma …. Laggiù …. Oddio! Quelle sono le Grigne! Che giornata!!!
La Capanna Margherita si vede ad occhio nudo. Un piccolo disappunto per non essere riusciti, neppure questo we, a salire ancora un po’ mi viene, ma è placato dalla bellezza del luogo.
Scendo.
Sta salendo un ragazzo che incontro a metà discesa (metà dal Passo) e mi chiede quanto manca. E’ solo e senza zaino. Per il resto, qualcuno si vede al Passo ma poi più nessuno. Peccato perché se è vero che è ripida, è anche vero che escursionistica più che mai.
Al Passo saluto 2 ciclisti e mi avvio verso la cresta. Ovviamente si sale; ora però mi sono riposata e la fatica è comunque minore. Come ogni cresta che si rispetti, dopo essere saliti di un buon 100 m inizia il classico saliscendi. Iniziano i colori dell’autunno, l’erba che assume quel color marrone fantastico. Il pomeriggio rende la luce migliore e le montagna svizzere (credo sia il gruppo del Weissmies) è favoloso.
La cresta è segnatissima ma rimane selvaggia.
Sempre la mia relazione, dice che dal rifugio si sale accanto al canale dell’acqua e si punta alla evidente bocchetta. Mi viene da pensare se sarà cosi semplice scendere al rifugio senza traccia.
Sempre la mia relazione, dice che si può salire anche dal lago, con radi e sbiaditi bolli rossi che segnano la strada, ma io devo scendere al rifugio a fare scorta d’acqua: un litro e mezzo non mi è bastato :(
Arrivo in vista della bocchetta ed il sentiero scende …. ma dalla parte opposta, dove c’è un altro splendido laghetto alpino che ho visto dalla cima del Pizzo.
Seguo perplessa il sentiero e laggiù vedo un signore che si sta incamminando verso la bocchetta. Rincuorata lo raggiungo e, come al mio solito, attacco bottone. Facciamo un pezzo di strada insieme chiacchierando, mi racconta di un bel giro ad anello che si può fare e non sembra niente male … anzi! Anche lui gira spesso da solo e mi viene spontanea una considerazione: man mano che vado in giro da sola mi trovo sempre meglio, il mio essere orso diventa ogni giorno più presente e, anche se mi manca la compagnia per certe gite che da sola non me la sento di fare, la solitudine di queste passeggiate mi piace sempre di più. Scelgo da sola meta, luogo e tempi. Non sarà sano, ma mi rigenera.
Il mio compagno occasionale mi lascia quando inizia la discesa per il rifugio (segnatissima, ovviamente!). Lui scende al lago.
Scorta d’acqua e poi via verso la macchina.
Giro splendido. Poca gente come il sabato sa di solito regalare.
Peccato non aver deciso di fermarmi qui a dormire, domani mi sa che, nonostante le previsioni siano ottime, me ne starò a casa.
Mi sono tolta un altro sassolino dalla scarpa e mi rendo conto che, nonostante tutto, quest’anno ne ho tolti di sassolini …. !!!
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