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Come non ri-innamorarsi?
Era tanto che non salivo in Grigna Settentrionale (o Grignone) e dopo la serie infinita di mail, a cui ormai ci siamo abituati, con Nano decidiamo per questa meta.
Arriva l’altra solita mail della sera prima: porta picca e ramponi che al rientro c’è ghiaccio.
GULP!
Come al solito :-) Della Piancaformia non si era ancora parlato ma credo che tutti e due pensassimo a quella come via di rientro ma a sentire del ghiaccio inizio a cambiare idea.
Arrivo, solita festa dei cani, trasbordo e poi al bar, ad incontrare Mario per bere un caffè insieme.
Si va. Facciamo la strada della Valsassina … che bella! Stretta, tortuosa ma veramente stupenda!
Al parcheggio ci sono solo 2 macchine e 2 persone che iniziano a salire. Ci prepariamo e via.
Il sentiero è subito ripido, tanto per farci capire come sarà la giornata, ma chiacchierando proseguiamo.
Arriviamo al bivio. Fino a qui la strada la conosco. Ancora un pezzetto e al prossimo bivio per me inizia l’avventura.
I colori sono meravigliosi, siamo soli soli soli, la luce fantastica, la temperatura perfetta, la compagnia ottima.
Non sapendo com’è la ferrata, io mi sono portata imbraco e set mentre Nano si è caricato sulle spalle anche i miei ramponi … ah la cavalleria! Come la amo!!! :-D
La gola mi duole e quindi, per dire qualcosa a mia discolpa, mi sono portata dietro un sacco di acqua altrimenti col piffero che torno alla macchina.
Passaggio alla Porta di Prada e poi giù verso il Bietti.
Ancora non ho bene idea di dove parta la ferrata ma scollinando la vedo: cavolo! Si fa tutta la cresta!
Piccolissima sosta al rifugio, ristrutturato e chiuso, e poi via. Incontro con circa una decina di camosci, sbaglio di sentiero (e pensare che io i cartelli li ho pure fotografati!) e poi verso l’ultimo tratto ripido che ci porterà al colle dove inizia la ferrata.
Ci sono i pini mughi, avete presente quanto sono invadenti? Mi sento strattonare … ma che vogliono?
Devo salire da una ferrata ma mi sento molto tranquilla, sbanfo ma arrivo in cresta e poi alla ferrata.
Eccola li la scaletta rossa! Guardo la salita, la catena è ad anelli e quindi poco adatta ai moschettoni. La riguardo. Non mi sembra poi cosi ostica, decido di non imbragarmi, decido di fare qualche foto …
Acc
“Non ho piu’ la macchina fotografica!”
“Come non l’hai piu’ …”
“Non c’è … ca@@o, torno a vedere” Sto per togliermi lo zaino “Lascia stare che vado io”. Si toglie lo zaino e scende.
E mi viene in mente quel maledetto mugo: vuoi vedere che me l’ha fregata lui la macchina!?!
Torna Nano. Non riesce a dire bugie, sta sorridendo per cui non ci credo neppure un momento quando mi dice che non l’ha trovata :-) E non era neppure caduta! Il mugo era solo curioso di vedere come era fatta ma me l’ha trattata bene … e soprattutto l’ha restituita!
Foto e si parte.
Prima si scende un pezzetto e poi la scaletta.
“Vai avanti tu”
Si … il primo gradino alto come al solito ma poi, alla fine, è una scala. Se i gradini sono alti ti puoi appoggiare alla roccia che è bella e in questo punto non particolarmente verticale.
Seconda scaletta senza intoppi.
Guardo su.
GULP!
Ecco, quel passaggino li mica so se lo supero. Anche attaccandomi alla catena …
E da dietro la voce della mia coscienza: “Ma che catena, ce la fai benissimo senza, è pieno di appigli!”
E se lo dice lui, ormai ho imparato che è vero.
E allora parto.
Sento che lui è dietro di me pronto a sostenermi se cado. Ma non cado. La roccia è buona, l’arrampicata facile e divertente.
Come al solito, aveva ragione :-)
Ora la cresta si alterna a catene e sentiero. Saliamo e giriamo verso la Grignetta … CHE FAVOLA! C’è una nebbiolina bassa che rende tutto magico (lo so, uso spesso questa parola ma non ne ho altre che rendano l’idea!). E’ bellissimo. Il percorso divertente, mai difficile. Solo 2 o 3 volte ho usato la catena, non voglio sforzare il braccio e poi non ha senso rischiare.
Ci sono 2 punti dove ci fermiamo incantati a guardare la Grignetta con la sua cresta (è la Segantini?), non ci muoveremmo mai di li. Il silenzio è completo, solo i nostri 2 respiri che si sentono a mala pena. E’ difficile scuoterci per riprendere il cammino, un po’ con gli sfottò, un po’ chiacchierando e molto sbanfando … inizio a sentire la stanchezza. Il rifugio è li, non so come mai ma mi sembra che invece di avvicinarsi si allontana. Non so che ore sono e non voglio neppure saperlo. Più di cosi non posso fare. Cerco di non chiedere soste ma un paio, piccole piccole, per il panorama o per far riprendere il fiato a me, le facciamo. L’ultima è alla fine della cresta rocciosa.
Ora è sentiero.
Il rifugio sembra sempre più lontano e non vedo davvero l’ora di essere lassù, a mangiare la mia torta e sperare che sia aperto per un caffè caldo.
Non penso ancora alla discesa, devo prima superare quest’ultimo tratto ripido.
Nano è fresco come una rosa, mannaggia a lui, e continua imperterrito a fotografare.
La mia megalomania è molto soddisfatta dalle gite con lui perché mi fa sempre un sacco di foto e si sa, nella massa, qualcosina si salva.
Arrivo arrancando al rifugio, sono 4 ore e mezza che siamo in ballo e la stanchezza di sente. E anche la gola purtroppo. Lo so che il raffreddore è li, mi sta disturbando; ma tanto, venire o non venire qui, non avrebbe cambiato la situazione. Ho la testa dura e se questa cosa la voglio fare, la faccio, la finisco, non mi lamento neanche più di tanto (un pochino però si, dai, ci sta!) e poi ne sarò felice:-)
C’è gente, c’è anche il signore, il più veloce della Grigna, che ogni tanto apre il rifugio. Ci offre un piatto di pasta: come dirgli di no?
Mentre aspettiamo la pasta saliamo alla croce per la foto di vetta. Con il cavalletto. Ma non so mica se ho fatto un bel lavoro portandomelo dietro.
Un po’ più su … ma non vedi che è storto … girala di li … hi hi hi alla fine volevo mollare tutto li a lui e andare a fare la bella statuina ma mi ha battuto sul tempo e io riesco a finire i preparativi con calma. A voi poi valutarne i risultati … almeno in termini di “drittezza” della foto :-)
Mangiamo dentro ma fa più caldo fuori e appena finito torniamo a fare le lucertole ancora per qualche minuto.
Nano mi sa che è andato a vedere la dietro com’è la situazione della nostra discesa e mi sa che ha trovato il “giazzz” uff.
Ma non sono preoccupata. Ho i miei ramponi ma soprattutto ho Nano. Con lui mi sento tranquilla. Capitano quelle persone che hanno il potere di tranquillizzarti cosi come ci sono quelle che ti agitano al solo vederle.
Caffè e poi è giunta l’ora.
Passando davanti alla chiesetta Nano mi fa notare che dentro c’è la foto di Chicco. Non lo riconosco ma un pensiero corre a lui, cosi come corre spesso quando sono in montagna, sulle sue montagne, da quando ci ha lasciato. Una nota di tristezza in una splendida giornata. Chi ha perso qualcuno di caro in montagna potrà capirmi.
Cerco di reagire e guardo giù.
Reazione immediata.
GULP! … hi hi hi … questa parolina sta arrivando piacevolmente spesso nei miei racconti!
Nano è indeciso se mettere i ramponi. Io no. Io li metto.
Non so bene come dirglielo e cosi provo a buttare li: se metto i ramponi scendo più veloce.
Ecco, se su roccia sono imbranata, il meglio di me lo do sul ghiaccio. Soprattutto sul ghiaccino sottile che copre appena le rocce. Quello infido che ti fa dire ma no ai ramponi ma poi ti incasina per un passo.
E cosi calziamo i ramponi. Scendiamo, io aiutata dalle corde e fin qui tutto bene.
Ma poi le catene finiscono. Traverso. Guardiamo la Piancaformia. Se è pulita … si si, se è pulita scendiamo di li! Lo sembra pulita e proseguiamo, Nano come se niente fosse io a tratti rallento perché ancora non riesco a fidarmi dei ramponi soprattutto sulla roccia.
Il mio incedere incerto non sfugge agli occhi di Nano che si ferma e mi aspetta nei passaggi un po’ più lunghi per le mie zampette corte. Lo so che non rende, ma ci siamo fatti poi delle grandi risate quando mi spiegava come passare quel punto: Metti il piede qui … come se ti fidassi … :-D
E poi il “giazzz” sembra finito. Togliamo i ramponi in concomitanza con il primo salto di roccia.
Partiamo per la cresta.
E meno male che il ghiaccio era finito!
Un po’ sull’erba, un po’ sulle rocce pulite, lenta lenta proseguo nei tratti di sentiero in ombra che sono coperti ancora da ghiaccio.
Passaggio obbligato con istruzioni del mio “maestro” e poi sembra davvero finito.
Fino al prossimo tratto ghiacciato.
Arrivati ad una guglia della cresta c’è la scelta: fuori sentiero arrampicando sulla roccia o sul sentiero ghiacciato?
Che domande …
Bella.
La luce del crepuscolo. Non è la prima volta che scendo dalla Piancaformia ed è sempre bellissima. I colori dell’autunno, la nebbia … ma che ve lo dico a fare! Va a finire che mi ripeto e basta e poi le foto parleranno molto meglio di me.
La parte rocciosa finisce. Ad un bel prato sosta. Ci sdraiamo, chiacchieriamo, stiamo in silenzio a crogiolarsi al sole.
I minuti scorrono velocissimi ed è ora di andare.
Passaggio nel bosco di faggi e poi giù sul sentiero.
Chiacchierando.
Arriviamo alla macchina.
Con 10 minuti di anticipo su quanto la mia “guida” aveva preventivato :-)
La mia gola sta malissimo ma io, al contrario, sono al settimo cielo. Sto bene, non sono eccessivamente stanca e sono molto orgogliosa del percorso fatto oggi, della giornata nel suo complesso.
Finiamo la torta e poi in macchina verso casa.
Cani, foto, nipote, cena … solite cose :-) e poi il piacevole rientro verso casa.
La gola ora non la sento più. Stanotte sarà difficile dormire e domani sarò intasatissima di raffreddore.
Ma cosa importa? Un paio di giorni e quello passa, il ricordo di questa giornata rimarrà impresso nella mia mente per lungo tempo …
Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate
Quota partenza: 1.470 m
Quota arrivo: 2.410 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.295
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 ore e mezza
31 ottobre 2009
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5 commenti:
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