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Guarda te cosa mi tocca fare per portare Andrea sulla Pierre … ingolosirlo con la Calabre per poi girare su di li :)
Scherzi a parte, doveva essere la Calabre. Il meteo dava buono per sabato mattina, quello che serviva a noi per salirla. Non ci pensiamo molto e partiamo. Non con la mia macchina, non riesco a trovare le catene e Andrea si offre per andare con la sua. Pero’ le catene le cerchiamo, in valle dovrebbe essere un pochino piu’ semplice.
Nuvolo. Man mano che andiamo avanti il meteo non migliora. E’ vero che venerdì non doveva essere bello, ma non mi aspettavo neppure cosi brutto. Arrivati a Rhemes siamo perplessi. E’ davvero brutto brutto. Ci fermiamo ad un internet point per verificare ancora il meteo. Conferma la previsione in miglioramento per sabato.
Saliamo fino alla fine della strada e decidiamo di tentare. Mentre ci prepariamo ci viene incontro una guardia del Parco del Gran Paradiso che si informa sulle nostre intenzioni. Ci guarda un po’ perplesso: il rischio valanghe è 3. Lo so, rispondo, ma dal rifugio mi dicono che non c’è problema a salire li, basta fare il sentiero estivo. Lui si raccomanda di non fare la strada, ci saluta e gira i tacchi. Torna poco dopo, con un sorriso. Ci dice che ha chiamato l’ufficio valanghe e ci conferma che possiamo salire, solo stiamo attenti vicino al ponte, è l’unico punto pericoloso.
Sulla scelta di salire la Calabre invece pare perplesso. Ci continua a dire che il giorno prima faceva davvero tanto caldo.
Cmq ci saluta, si continua a scusare se ci ha interpellato ma siamo noi a doverlo ringraziare per i consigli, per la telefonata … ad averne di gente cosi all’inizio dei sentieri!
Io intanto ragionavo. Di macchine non ce ne sono. Sta iniziando a nevicare. Non salirà nessuno oggi al rifugio. Anche se domani fosse bello va a finire che saremmo i soli a salire. Conosco Andrea.
“Ok, credo sia meglio lasciare perdere. Scendiamo a valle e dormiamo li, poi decidiamo cosa fare.”
Andrea, che non è solito a queste manifestazioni, mi abbraccia …! Era ben preoccupato pure lui :)
Deviazione a fotografare un paio di camoscetti (e dalle foto si vede bene che nevica!) e poi ad Aosta, a cercare la cartina. Si, perché Pointe de la Pierre non ce la leva nessuno domani!
Troviamo da dormire ad un prezzo decente, troviamo la cartina, troviamo le patatine fritte per consolarci della giornata e quindi ci portiamo in albergo.
Meno male che nel corridoio c’è un bel cartello “Silenzio per favore” perché c’è stato un gran baccano per tutta la sera :( noi abituati ad avere il silenzio alle 22!
E poi la nostra sveglia suonava presto.
In effetti riusciamo ad essere in macchina per le 6,15
Con il malumore pero’ perché il tempo non è per nulla buono. Avvicinandoci ad Aosta cerchiamo di decidere se è il caso di andare su mete alternative e ad Andrea viene in mente un cimotto in Val di Rhemes a 2.200 m. Va bene, accetto la proposta. Non mi va di fargli toppare la cima.
Solo che avvicinandoci il tempo sembra migliorare. Mannaggia all’indecisione!
Andrea percepisce la mia indecisione e decide lui per tutti e due: Pointe de la Pierre!
E vai!!! Grande Andrea!
Siamo consapevoli che potremmo toppare ma non importa.
Ci mettiamo un pochino a trovare l’inizio del sentiero ma la cartina comprata il giorno precedente è precisa per cui, alle 7:30 partiamo scarponi ai piedi e ciaspole in mano.
Per quasi metà della strada saremo sull’interpoderale. Pero’ è bellissima. Gli uccellini cinguettano, il cuculo inizia a farsi sentire. Per il resto è silenzio. Siamo soli. Il giorno prima ha messo giu’ un pochino di neve che ora scende dagli alberi che, con questo manto bianco, sembrano spettrali.
Finalmente arriva la neve. Non so fino a dove arriveremo ma non importa. Il tempo è sempre brutto ma le nuvole sono alte e vediamo delle tracce anche se vecchie. E siamo sempre soli.
Siamo sempre soli fino a quota 2.200 quando uno sci alpinista ci raggiunge. Ci chiede se andiamo alla Pointe de la Pierre e ci rincuora dicendoci che se non scende la nebbia ce la facciamo.
Giriamo l’angolo ed ecco li la cima che ci guarda. Il ragazzo ci dice di tenere cmq la cresta alla sinistra e si incammina. Sempre con uno sguardo dietro per vedere se ci siamo.
Andrea, che cavallerescamente ha battuto traccia fino ad ora, mi lascia il passo. Come al solito mi vien da dire. Io parto. Finalmente mi tolgo il pile ed inizio a sudare :) Ora si sale davvero ed io mi sento un leone. Tengo d’occhio sia il ragazzo davanti che Andrea che, purtroppo, sto staccando.
Passo dalla convinzione di raggiungere la cima alla convinzione che non ce la faremo mai.
Ma la cima ormai è li. Andrea arriva con il suo passo tranquillo, per cui salgo.
Arrivo in cima. Neppure troppo lontano dal tempo che pensavo di impiegarci e mi metto a chiacchierare con il ragazzo, che ringrazio ancora tantissimo per la traccia che ci ha fatto.
Arriva pure Andrea :) si lamenta sempre ma alla fine ha fatto pure lui i suoi 1.200 m con le ciaspole!!!! Guai a lui se osa ancora dirmi che non ce la farà :)
Ogni tanto le nubi si aprono e riusciamo a vedere uno scorcio di Bianco ma poco importa il panorama, lo conosciamo bene e la salita ci è piaciuta moltissimo per l’ambiente in cui si è svolta.
Scendiamo un pochino prima di fermarci a mangiare e poi giu’, la discesa sempre infinita e faticosa.
Mi fa male la schiena, ancora postumi dell’incidente. Speriamo non mi rimangano danni permanenti. E’ pur vero che oggi è stata abbastanza lunga come gita e non siamo tantissimo allenati.
Arriva la macchina come un miraggio, un po’ di mal di testa accompagna gli ultimi metri.
Siamo completamente soddisfatti, tanto che ci fermiamo pure a vedere il ponte (acquedotto) romano che non avevo mai neppure individuato.
Niente Calabre, per il momento, ma una cimetta che rincorrevo da un paio d’anni, quale modo migliore di girare una gita che rischiava di naufragare nel maltempo?
26 aprile 2009
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2 commenti:
Per farmi fare la Calabre proponimi il Monte Bianco! :)
O forse è sufficiente il Gran Paradiso.
ciao
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