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Ho una splendida maglietta nuova da provare, il GPS arrivato in anticipo da provare, il ginocchio (e le mie gambe) da sottoporre ad una bella prova e allora metto in atto un progetto che ho da tempo: salire al Pizzo da Barzio. Sulla carta sono 1.750 m di dislivello. Non voglio arrivare a 2.000 (uno degli obiettivi estivi), preferisco prima vedere il ginocchio come va in discesa.
Ma si sa, l’uomo propone e Dio dispone (o qualcosa del genere) e tra contropendenze e giro allungato alla fine i 2.000 m li ho superati abbondantemente a detta di Gipsy (il GPS appunto).
Secondo me ha un po’ esagerato dicendomi 2.400 m per questo ho messo in relazione “solo” 2.000 ma i 22 km percorsi mi sembra vadano d’accordo con la mia stanchezza.
Ma veniamo a noi. Parto presto perché lo so che il giro è lungo e alle 6:15 sono scarponi ai piedi alla funivia di Barzio. Parcheggio chiuso ma la macchina non l’avrei lasciata dentro comunque: ho come un presentimento che scenderò piuttosto tardi.
Il percorso da qui alla Grassi l’ho già fatto qualche anno fa per cui non è una novità. Ci metto però mezz’ora in meno. Vedo dei lamponi lungo il percorso e prometto a me stessa che se scendo da qui mi fermo a raccoglierli.
Alla Grassi la prima vera sosta: sono ormai 4 ore che cammino con circa 1.200 m di dislivello: una gita già di per se. Mi prendo mezz’ora. Mi hanno raggiunto sull’ultimo pezzo di strada 3 persone: un adulto con 2 ragazzi. Sulla terrazza del rifugio parlano tra di loro ma guardandomi: se qualcuno sale lo seguiamo.
Mi vedo annuire: si, io vado avanti ma sono lenta. Voi mi avete raggiunto e io ho già fatto 1.200 m di dislivello (a dire il vero Gipsy mi dice 1.300).
Il cartello vicino al rifugio mi dice che ci vuole solo un’ora e trenta per la cima ma io ne ipotizzo 2 e dopo essermi riposata una ventina di minuti parto. I 3 non sono ancora pronti ma dico al ragazzo che mi raggiungeranno, loro sono veloci.
Il sentiero che sale è molto bello e panoramico. O meglio: sarebbe panoramico se ci fosse bel tempo.
Lasciatemi qui aprire una parentesi rivolta al mio mentore che la sera prima, di fronte ad un mio dubbio se tentare l’impresa oggi rispose cosi:
"Ho appena visto le previsioni, io non avrei dubbi : Pizzo perché sarà una bellissima giornata."
Sgrunt. Il pizzo lo si è visto solo per qualche minuto e ora è avvolto dalla nebbia.
Fa nulla, a me interessa la salita che in vetta ci sono già stata un po’ di volte.
Salendo mi rendo conto che non ho neanche letto una relazione. So solo che c’è questo camino che se innevato può presentare dei problemi. Spero di non cannare che i 3 seguono me per salire :)
Sono comunque tranquilla, la direzione non può che essere una. E poi trovo il cartello: via del caminetto. Ottimo. Ora è fatta. Non sono stanca, le gambe vanno e la testa lo sa che per la cima ci vogliono 6 ore per cui va tutto bene.
Dietro di me ci sono i 3 che ho incontrato al rifugio più altri 2 signori che mi raggiungono.
Lascio passare il primo che però si ferma poco dopo, quasi ad aspettarmi. Iniziamo a salire insieme e a chiacchierare. Un bel passo il tipo. È salito da Valtorta e ha “solo” 200 m in meno di me nelle gambe. Ma lui è uno sci-alpinista e quindi molto più allenato di me. Ama anche lui la Valleè tanto che sta pensando di prendersi una casetta la. E’ in pensione da circa 2 anni.
Ecco … diciamo subito, per chiudere qui il discorso, che mi sono lasciata scappare la possibilità di conoscere una persona che poteva diventare un buon compagno di camminate. Perché? Presto detto: mi ha invitato a scendere a Valtorta con lui (siamo a circa 1.000 m di altezza) ma poi avrei dovuto fare l’autostop per andare a prendere una seggiovia che doveva portarmi a Bobbio per poi scendere dall’altra parte. Se mi avesse offerto lui il passaggio avrei accettato, ma cosi era troppo complicato.
E poi non sapevo se il ginocchio reggeva: volevo tenermi la possibilità di scendere da Bobbio in funivia e facendo il giro con lui temevo di non fare in tempo.
Se solo avessi saputo come andava a finire forse avrei accettato l’offerta.
Cmq è andata cosi. Proseguiamo con la salita.
L’altro signore dietro di me arranca, fa fatica ma pian piano sale anche lui.
Prima di arrivare al caminetto troviamo uno splendido stambecco seduto tranquillo sul sentiero. Faccio in tempo a fargli un paio di foto e poi ci avviciniamo. Ad un metro da lui si alza e tranquillo si sposta. Sono proprio addomesticati gli stambecchi di qui :)
Proseguiamo. Dietro di me vedo il signore con i 2 ragazzi. Si fermano. Penso a riposare. Non so se fermarmi ad aspettarli. Non so neppure io com’è il caminetto ed i ragazzi sono minorenni. Sarà poi lui a decidere se farli salire oppure no, io una responsabilità del genere con delle persone che non conosco non me la voglio prendere.
Proseguiamo sempre chiacchierando e arriva il caminetto.
CHE BELLO!!! E’ davvero stupendo! Non immaginavo una cosa cosi!
Ormai siamo avvolti dalla nebbia e in cima mi sembra di essere a Milano a Novembre :) e con un sacco di persone!
Mi siedo vicino al mio compagno di salita e continuiamo a chiacchierare. Qui scopro quello che dicevo prima e cioè che la discesa è piuttosto complicata. Nel frattempo arrivano il signore con i 2 ragazzi e mi “sgridano” per non averli aspettati. Ma come! Dovevate superarmi! E cosi scopro che si sono fermati allo stambecco. No, non per ammirarlo ma per paura che caricasse. Gli spiego come stanno le cose cosi la prossima volta non si pone troppo problemi.
Nel frattempo il mio compagno di salita saluta e scende … peccato!
Sono scesi anche tutti gli altri e ora siano solo noi 5 in cima, sempre avvolti dalla nebbia di questa “bellissima giornata”.
Il signore con i 2 ragazzi mi dice che c’è la possibilità di scendere dal passo dell’Inferno. Allora ricollego le mie conoscenze, i cartelli visti salendo che indicano il Benigni e penso che si, ha ragione, probabilmente si può fare: ma di quanto la allungo? Guardiamo insieme la mia cartina e ci meditiamo un po’ su. Alla fine decidiamo che no, non si allunga più di tanto e la possiamo fare. Loro la fanno solo se la faccio anch’io e un po’ di timore mi viene: alla fine divento “capogruppo” di questa discesa … e se canno strada? Ma mi faccio coraggio e si dai, scendo anch’io di li.
Deciso tutti insieme la responsabilità è condivisa ed iniziamo la discesa. Dobbiamo attraversare un paio di nevaietti ma eccoci alla bocchetta dell’inferno. Avevo la paura di dover risalire (non ricordo più, sono passata di qui un sacco di anni fa!) e invece niente risalita. Vediamo il nostro sentiero girare dietro alla Sfinge (Bellissima!) e proseguiamo tutti contenti. Siamo consapevoli che si deve risalire di circa 150 m e abbiamo deciso che si può fare.
Giriamo intorno, arriva la salita. L’affrontiamo con calma. Mettono me davanti perché ho il passo più costante. Scollino e ho la prima amara sorpresa: si sale ancora. Il mio altimetro in effetti segna 2.080, la quota dalla quale si doveva iniziare a salire. Che fare … ormai siamo in ballo e si balla.
Qui un cartello ci dice che ci vogliono 2 ore per la Grassi. Tutti abbiamo la stessa sensazione: è esagerato.
Saliamo. Io sempre davanti con il mio lento ma costante passo.
Incontriamo 2 signori che si mettono a ridere: ah … ne avete ancora! Il sentiero si fa piccolo piccolo e infido …
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Ormai siamo alla frutta. Non capiamo più niente. Ma quante altre vallette dobbiamo superare?
Cominciamo a capire il perché delle 2 ore date dal cartello. Ora vediamo bene la croce di vetta e pensiamo che al prossimo scollinamento ci sarà il sentiero dell’andata.
Scolliniamo. Un lungo traverso ci attende.
Siamo demoralizzati. Io inizio a chiedermi se non abbiamo toppato il bivio. Mi fermo e mi consulto con la truppa quando ecco che uno dei giovincelli vede laggiù i cartelli. OTTIMO! Il morale torna alto e riprendiamo il cammino.
Finalmente siamo al bivio. Cribbio! Abbiamo proprio sbagliato ad interpretare la cartina! Sinceramente non mi aspettavo una cosa cosi lunga tutta saliscendi. Ora sono stanca, ho perso l’ultima funivia da Bobbio e sto meditando se fermarmi a dormire alla Grassi, ma non ho molti soldi con me. Intanto scendo. Sicuramente devo fermarmi almeno mezz’ora per riprendermi, una fetta di torta ed una bibita per mandare giù un po’ di zuccheri e faccio 2 conti: arriverò alla macchina alle 8.
Il problema è che danno temporali nella seconda metà del pomeriggio. Se piove è meglio scendere dalla strada che dal sentiero. Rimando la decisione a quando sarò al Passo Gandazzo e proseguo mesta verso il rifugio. La truppa dietro di me è silenziosa. Siamo tutti stanchi ma contenti. Il giro è stato bello, solo non ci aspettavamo cosi lungo.
Al Rifugio, arrivati con 10 minuti di anticipo, torta e bibita come da programma. Poi iniziamo la lunga discesa. Il signore con i 2 ragazzi salutano e allungano il passo (uno dei ragazzi ha una partita di pallone e stanno facendo tardi) ma alla fine li vediamo sempre davanti a noi, avranno guadagnato si e no 5 minuti.
L’altro signore lo lascio andare al Gandazzo: io sono troppo stanca, mi fermo ancora 20 minuti prima di affrontare gli ultimi 800 m di discesa. Per fortuna le previsioni sono cannate e ora è uscito perfino il sole. Sono tranquilla che non pioverà e allora ho tutto il tempo di scendere. E poi avrò solo un quarto d’ora di macchina per arrivare a casa :)
Mando un messaggio all’amico Andrea: sono stanca morta e ho ancora 800 m da scendere …
Dopo meno di un minuto suona il telefono :) Tutta una serie di ipotesi e poi gli racconto per sommi capi il giro fatto. E’ impressionato ma preoccupato: manda un sms quando arrivi alla macchina. Certo che si, ma sarà tra circa 2 ore :(
Riprendo la discesa ascoltando musia: è un buon metodo quando sono stanca. I primi 400 m vanno via lisci. Gli ultimi inizio a sentirli. Quando arrivo a 200 sono molto stanca.
Quando arrivo sulla strada non ce la faccio davvero più.
Ora è solo la testa che manda i comandi alle gambe di andare avanti. Sono lenta ma non riesco ad accelerare il passo. Lo so che avrà fine anche questa avventura e non vedo l’ora di essere alla macchina. Ho la nausea da stanchezza, non ho fame e non ho sete. Sono tanta nausea.
Alle 20:15 sono alla macchina. Mi siedo e tolgo gli scarponi. Mentre faccio respirare i piedi mando il mio sms ad Andrea. Poi cerco di bere e di rilassarmi, non voglio guidare in queste condizioni.
Ora che sono arrivata mi rilasso facilmente. Seduti comodi in macchina la visione della vita cambia :) e me la sento di guidare verso casa.
Pappa di Isi, pappa mia (per fortuna già pronta, solo da scaldare nel microonde) e poi me la sento di fare una doccia. Nanna. Distrutta.
Il giorno dopo le gambe sono un pelino di legno, il ginocchio lo sento appena. È possibile che abbia fatto un giro del genere e non ho neanche un dolorino???
Quota partenza: m 810
Quota arrivo: m 2.554
Dislivello secondo Gipsy: m 2.400 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 14 ore
Km percorsi: 22
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1 commento:
Complimenti! Dopo una escursione così lunga e severa per il dislivello hai soltanto un dolorino!
Hai hai hai però! Leggere la cartina è sempre un punto debole :) Certo deve essere stato ben lungo quel traverso!
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