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Non ci credevo per il 4.000 di quest’anno, ma Andrea me l’ha reso possibile :)
Gita incredibile per l’esperienza (prima e spero ultima) di mettere le zampette (entrambe!) in un bel crepaccio.
Gita incredibile per il tempo che ci abbiamo impiegato … siamo lenti ed in quota rallentiamo ancora di piu’, ma abbiamo la testa dura (e un occhio all’orologio e al meteo) che le nostre mete le raggiungiamo in un modo o nell’altro.
Gita incredibile visto il pessimo tempo del giorno precedente: credere nelle previsioni meteo non è stato facile.
Note tecniche: il mio altimetro ha segnato 1.410 m di dislivello totale tenuto conto che siamo partiti dal Rifugio Città di Vigevano (poco sotto il passo dei Salati). Il calcolo di solito viene fatto con la banale sottrazione “quota di arrivo”-“quota di partenza” ma in questo caso non tiene conto dello Stolemberg che sono circa 400 m di dislivello.
Martedi danno bello. Saliamo al rifugio lunedi, non mi sembra il caso di fare marte su mercole che poi magari mercole peggiora.
Si, Andrea è d’accordo per cui si parte, con calma, lunedi mattina.
Arriviamo ad Alagna sommersi dalle nuvole. Andiamo a verificare l’orario di apertura pomeridiana della funivia e torniamo alla macchina a mangiare.
E piove.
E noi ripetiamo, come un mantra: domani sarà bello.
Aspettiamo un po’ a prepararci per vedere se smette, ma continua.
Finalmente si attenua un po’ e riusciamo a chiudere gli zaini e infilare gli scarponi senza inzupparci.
E noi ripetiamo, come un mantra: domani sarà bello.
Saliamo con la prima funivia. A Pianalunga entriamo nelle nuvole e non vediamo assolutamente nulla nel tratto con la funivia.
E noi ripetiamo, come un mantra: domani sarà bello.
Arriviamo ai Salati e scendiamo subito al rifugio. E subito abbiamo la discussione, ormai solita, con il rifugista (non il gestore ma un ragazzo che lavora li): se dormite e basta non potete mangiare un piatto di pasta, o meglio, lo mangiate ma pagate la mezza pensione.
Gulp!
Cerco di spiegarmi e gli faccio presente che non puo’ rifiutarci un piatto di pasta da 5 €, cosi come dice il regolamento del CAI.
A si, un piatto di pasta ve lo posso fare, ma costa 7 €.
Andiamo a vedere il prezziario … vabbe’, vi tralascio la discussione che cmq rimando al giorno dopo quando ci sarà da pagare.
Visto che pernottiamo e basta, a noi tocca il sotto tetto (visto che non paghiamo ci danno i posti piu’ sfigati ci lascia intendere il ragazzo). Non possiamo alzarci in piedi, i materassi hanno le molle fuori e le reti hanno visto decenni migliori.
No comment.
Usciamo e andiamo a vedere l’osservatorio che, ovviamente chiuso, ci regala pero’ uno splendido incontro ravvicinato con uno stambecco.
Saliamo quindi ai Salati tanto per far passare il tempo ma si mette a piovere … e bene …
E noi ripetiamo, come un mantra: domani sarà bello.
Andiamo al Rifugio Guglielmina a mangiare una miaccia. Il rifugio ci ha fatto una bellissima impressione, la cena della sera è a scelta tra piatti che mi fanno venire l’acquolina in bocca ma qui la mezza pensione costa 50 € … e chi se la puo’ permettere?
Torniamo al nostro rifugio che intanto si è riempito e ci mettiamo a leggere aspettando l’ora di cena.
Andrea ha deciso cmq per un piatto di pasta, io invece ho il mio fornellino e mi mangero’ il cibo liofilizzato … dai, non è poi tanto cattivo!
Mettono Andrea a mangiare li nella sala del bar e io mi metto al tavolo con lui, dopo aver fatto scaldare l’acqua fuori.
Arriva il ragazzo del rifugio e piuttosto aggressivamente mi dice che devo pagare 3€ perché mangio dentro.
???
No, sono socia CAI e ho il DIRITTO di mangiare qui senza pagare (senza notare che facendo il pernottamento CHIUNQUE ha il diritto di mangiare dentro il rifugio senza pagare) Lui si incazza e mi porta davanti al prezziario: hi hi hi … la colonnina compilata per i 3€ è sono per i NON soci. Non contento se ne va minacciando: IO CHIAMO IL RESPONSABILE!
Ma chiama chi vuoi che vi faccio tirare fuori il regolamento e poi ne discutiamo!
Ma perché diamine devo sempre discutere ogni volta che vado in un rifugio? :(
CHE PALLE!!!
Cerco di farmi passare l’incazzatura che questa notte voglio dormire.
Come al solito sono agitata per domani. Questa volta forse un po’ di piu’. Ho letto una relazione che mi ha preoccupato per i crepacci, non mi sento in forma quest’anno e poi … e poi … e poi …
La notte passa come al solito, un po’ di dormiveglia ma le 5 arrivano subito.
Ci prepariamo, colazione e quando siamo pronti arriva una signora del rifugio a chiarire le cose per la discussione di ieri del piatto di pasta.
Diciamo che è stato gradito il chiarimento, un po’ meno le spiegazioni: nessuno ha mai chiesto la pasta da 5€ che cmq è in bianco …. In bianco???? E da quando! E poi, il minestrone?
Va bene, sulla mia nuova filosofia di vita la ringrazio per i chiarimenti (lei ci promette di farci pagare la pasta di ieri sera 5 € ma poi non lo farà) e partiamo.
Giornata spettacolare. Ormai sono le 6 e si vede benissimo. Perfino lo Stolemberg è bello.
Ci mettiamo una vita ad arrivare ad Indren, sosta doverosa e chiacchiera con 2 ragazzi che vanno anche loro alla Giordani. Meno male che ci fate la traccia! E loro: veramente speravamo anche noi in qualcuno visto che è la prima volta che saliamo …
Uffi, va bene, tanto abbiamo le relazioni e le la traccia segnata sulla cartina.
Il ghiacciaio Indren è la prima volta che lo vedo in queste condizioni (tranne la volta che sono salita in primavera) ed è una goduria arrivare al secondo skilift.
Decido di andare un po’ in la a legarci perché so che Andrea è lento e io gli ho promesso di occuparmi dei nodi e la temperatura non è caldissima.
Ora inizio a sentirmi tranquilla. Mi sento a casa, avevo una gran voglia di ghiacciaio, di cordata, di salita in quota …
Legati e ramponati torno indietro e cerco le tracce di salita. Andrea vede la traccia lassu’ ed io vorrei tornare all’inizio della parete rocciosa cosi come dice la relazione ma, sempre l’occhio di falco di Andrea, vede le tracce dei 2 che sono saliti stamani e allora le seguiamo.
Vanno troppo a sinistra e sono preoccupata. Loro sono passati da qui pochi minuti fa per cui non dovrebbe essere un problema ma se tra poco non gira a destra decido di girare io, penso mentre salgo.
Intanto mi ritrovo di fronte ad una bella parete … salire salgo, la neve è dura ed i ramponi tengono a meraviglia, ma come scendo da qui? Faccia a monte, penso. E penso anche che il + della difficoltà della salita (F+) sia per le roccette finali e quindi questo pendio … da dove arriva?
Alla fine arriva la traccia vecchia ed io mi sento tranquilla.
Saliamo lenti ma costanti. Ma lenti.
La giornata sta iniziando a guastarsi, o meglio, salgono le solite nuvolaglie dalla Valsesia.
Il tempo passa e noi non ce ne accorgiamo. L’altimetro sale piano (a me sembra molto piu’ lento di noi) ed iniziano a scendere i primi 2 che avevamo incontrato. Vedo che sondano per cui quando li incontro chiedo. No, tranquilla, segui le nostre tracce che non ci sono problemi, abbiamo sondato :)
Ottimo! In effetti vedo i 2 crepacci ma è tutto tranquillo, anche se li passiamo con attenzione reciproca.
Poco dopo scendono altri 2 saliti dal Mantova e chiedo anche a loro: tutto tranquillo :) Ci confortano anche dicendoci che siamo praticamente arrivati … e allora capisco che la cima non era quella che credevo io (molto piu’ lontanta) ma è subito li, dietro quel dosso.
Andrea ha un paio di crampi che ci fanno fermare ancora qualche minuto ma primo non se ne parla di continuare da sola, secondo, una volta passati, lui viene su con me e non voglio sentire storie! Questa volta mi impunto.
E cosi in effetti facciamo.
Arriviamo in cima stanchi. C’è vento ma riusciamo a goderci un panorama sulla Vincent mozzafiato.
Siamo bassi come 4.000 e forse è per questo che non banfiamo poi cosi tanto.
Andrea non vuole fermarsi troppo cosi scendiamo dopo appena mezz’ora ma mi sono fatta promettere diverse soste in discesa. Se arrivo alla paretina stanca va a finire che entro in crisi.
Ultime foto e poi giu’. Cerco di scendere in fretta perché ho paura di perdere l’ultima funivia: dobbiamo tornare al rifugio a prendere le nostre cose e a pagare.
Vedo la zona con i 2 crepacci e GULP è molto piu’ aperto che all’andata.
Stupidamente non scendo un po’ ma passo sul ponte, facendo presente ad Andrea di farmi sicura.
Plof ...
Giu’ …
Spavento …
Mi sono sentita andare giu’.
L’impressione non è stata per nulla bella ma ho reagito d’istinto buttandomi dall’altra parte del crepo e sono riuscita a venirne fuori subito, ma la sensazione delle gambe a penzoloni non mi passa facilmente.
Sto piu’ o meno tremando ma devo prima far passare Andrea.
Mi sposto, lo avviso (come se ce ne fosse bisogno) e gli dico di passare a valle del crepo aperto. Gli faccio sicura e per fortuna lui passa senza problemi.
Ora sto sudando, la reazione all’emozione è forte e devo aspettare un momento prima di continuare.
E’ la prima volta che cado in un crepo e anche se non è successo nulla di grave sono cmq agitata.
Brrrrrrrrrrrr
Mi riprendo e cerco di scendere tranquillamente.
Ci fermiamo per una bella sosta dove c’è l’arrivo dello skilift ormai in disuso e capiamo che la parete che mi spaventa era una deviazione di stamani. Da qui si scende molto tranquillamente. Evvaaaiiii!!!!
La discesa prosegue tranquilla. Sul ghiacciaio dell’Indren ci sleghiamo e togliamo i ramponi. Altra sosta ristoratrice per rifare lo zaino ed affrontare lo Stolemberg.
Ora chiacchiero. Ho finalmente il fiato ed Andrea vicino che mi puo’ ascoltare.
C’è una fila di persone che stanno salendo e arrivano a ondate, con l’arrivo ogni mezz’ora della funivia credo.
Li lascio passare quando li incrocio e tutti mi ringraziano :) Mi vengono in mente quegli “escursionisti” che dicono che il lasciar passare è un dovere per cui non ti devono neppure dire grazie :) Mi rincuora vedere cosi tanta gentilezza tra gli alpinisti.
Ecco laggiu’ i Salati. Ogni tanto questo obbrobrio è anche piacevole da vedere. Andrea si offre volontario per scendere al rifugio a pagare e recuperare le cose mentre io lo aspetto alla funivia con lo zaino.
Gli impongo pero’ di non venire alla funivia ma di scendere subito al rifugio, mi carico il suo zaino ed i suoi bastoni e mi avvio alla funivia.
Incontro i 2 ragazzi visti innumerevoli volte nella discesa da Indren ai Salati. Lei non ha lo zaino e mi propone di prendere quello di Andrea. Ma no, dai, guarda che è pesante! Tanto non ho portato nulla per tutto il giorno, te lo porto io lo zaino :) Non avete idea di come abbia apprezzato il gesto!
Ecco, queste sono le cose che ti riconciliano, alla faccia dei gestori che poi, non mi hanno fatto pagare i 3€ ma la pasta ne è costata 7 :(
Morale: cima fattibile tecnicamente, noi lunghissimi ma siamo riusciti a prendere la penultima funivia. Certo, dormendo al rifugio, ma non siamo stati gli unici :)
Quota partenza: 2.871m
Quota arrivo: 4.046
Dislivello secondo il mio altimetro: 1.410 (non dimentichiamo lo Stolemberg!)
Tempo totale, comprese le soste: 10 ore … vi prego di non infierire …
12 agosto 2009
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3 commenti:
Che racconto dettagliato!
Realistico il commento della quasi caduta nel crepaccio. Silvia, stai scrivendo sempre meglio. E' utile anche per ricordarsi di mantenere sempre alta l'attenzione e non fidarsi mai.
E' stato giusto rimarcare anche "l'atto di fede" compiuto verso le previsioni del tempo. Lunedì sera era difficile convincersi che il giorno dopo sarebbe stato bello.
Aggiungo un episodio: il masso grosso come una Cinquecento che abbiamo visto precipitare lungo un canalone sulla sinistra del seracco e della via di salita, spaccandosi poi in due contro una roccia.
Dettagliato si ... forse troppo? E' che se lo scrivi subito hai tutto fresco in mente :)
Il masso ... non me lo sono dimenticato ma era già lungo il racconto! Grazie di averlo fatto tu, Andrea.
Ciao
S.
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