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22 giugno 2009

Anticima Mont Méabè 2.529 m e Becca d’Aver 2.469 m – 21 Giugno 2009

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Certo che per essere il primo giorno d’estate …
Iniziamo con una premessa: non è un giro ad anello ma a Y. Sono riscesa fino all’incrocio dei 2 sentieri e poi, prima alla finestra poi per cresta, ho salito la seconda cima.
Decido per questa gitarella, che doveva essere calma e tranquilla anche come dislivello, perché voglio fare foto di fiori. Li la vegetazione è spettacolare, ricordo tanti fiorellini e la gita era stata fatta ben prima dell’avvento della mia digitale, per cui ci sta anche un ritorno.
A Milano il tempo è pessimo ma mi basta imboccare l’autostrada per vedere il primo azzurro la in fondo, le montagne si stagliano nette e bianche all’orizzonte. Vuoi dire che trovo bello?
L’idea è il Mont Méabè, voglio vedere com’è la cresta che sale sulla vera cima anche se tutti si fermano all’anticima … e ci sarà pure una ragione. Ricordo che all’epoca mi fermai pure io li e pensare che ero con un compagno con cui si poteva osare! Ma si sa, ogni lasciata è persa ed ora mi ritrovo a Torgnon sola soletta a fare questa splendida escursione.
Sono sola anche al parcheggio.
Fa fresco, ci sono un po’ di nuvole ma si sta bene. Colazione e poi via e trovo subito una prima orchidea stupenda e questi fiori bianchi e altri di cui, mannaggia, non ricordo il nome.
E poi la sorpresa: 10 € sul sentiero! Cavolo! Mi pago metà del viaggio :)
Salgo piano, il sole va e viene ed il freddo diventa pungente. Foto, faccio un sacco di foto (e del resto son qui per questo) e salgo. Il sentiero è ripido e bellissimo ma il freddo diventa elevato ed il sudore non fa che peggiorare la situazione. Mi cambio: maglietta e cappello di lana e gli immancabili guati. Ora va meglio e finisco la mia salita.
Arrivo sola soletta in vetta. O meglio, pochi metri prima della vetta incontro un local con uno splendido cane. 4 chiacchiere simpatiche e poi ognuno per la sua strada.
In vetta continuo per cresta fino alla fine e inizio a scendere. Sono sfasciumi e tracce. Trovo il modo di scendere ma guardo su. Le roccette sono ripide e mi sembra senza traccia. Non è la salita che mi preoccupa ma la discesa.
Tanto per cambiare sono sola, su tutta la montagna. Guardo la vera cima e decido di tornare. Sarà per un’altra volta quando qualche pazzo deciderà di accompagnarmi.
Torno alla croce, mi copro (benedetta la mia giacchina di piumino!) foto e mangiucchio qualcosa. Il tempo sembra essersi messo al brutto ma non credo pioverà … o peggio.
Alla fine scendo indecisa sul da farsi.
Mentre fotografo vedo un gruppo di 4/5 signori in maglietta e pantaloncini che sale. Vuoi dire che ancora non sto bene? (Ieri non ero proprio in forma al punto che ho rinunciano a fare la Senigalia).
Continuando a fotografare torno al punto del bivio e decido che la finestra puo’ essere la mia prossima meta.
Medito.
La Becca.
Ma no, che vuoi strafare.
Certo che con la maglia di lana a maniche lunghe (la giacca l’ho tolta un po’ di tempo fa) fare la salita fa caldo.
Tolgo il cappello ma non la maglia. Ogni tanto qualche colpo di vento mi fa apprezzare la manica lunga. Sto invecchiando …
Arrivo finalmente alla finestra e vedo la strada per la cima. Manca ancora un’ora ma il mio altimetro dice “solo” 200 m di dislivello.
Procedo per un sentiero in piano, mi fermo a bere e a guardarmi intorno.
Ormai dovrei conoscermi! Mi rimetto lo zaino in spalla e torno sui miei passi per incamminarmi verso la cima.
Cavolo! Non mi ricordavo le catene! Ma poi, pian piano, mi torna alla mente tutto il sentiero. Una cresta davvero meravigliosa, panoramica, un giardino botanico stupendo. Solo che quando sono sul versante dove tira il vento fa davvero freddo.
E poi sta cima non arriva mai! Ho capito perché 1 ora … c’è un bel traverso di saliscendi prima dello strappo finale. Ora la vedo, la cima, ma sembra sempre lontana. Non la guardo piu’ e cammino godendomi il sentiero.
Nel freddo polare ora vedo la croce, con 2 uccellacci che sono gli unici ospiti. Un po’ scontenti mi lasciano il passo ed arrivo in vetta da sola, poco meno di un’ora il tempo impiegato.
Mi rivesto, mi riposo, mi guardo intorno.
So che c’è un sentiero che scende dall’altra parte e si ricongiunge sulla carrozzabile. Ma la cresta è troppo bella, scendo di li.
Con calma. Il lettore MP3 mi ha abbandonato e allora il via ancora ai miei pensieri.
Arrivo alla macchina alle 17 dopo:
2 cime
7 ore di cammino/riposo
135 foto
1245 m di dislivello
Si, posso dire di considerarmi soddisfatta :)

Nota dell’ultima ora:
Parlando con quelli del forum http://www.naturamediterraneo.com/forum/ mi hanno passato questa info, che vi rigiro in quanto simpatica e curiosa:

Pulsatilla alpina ssp. Apiifolia
Etimologia:
Il nome del genere deriva dal latino”pulsare”, per il caratteristico dondolio dei fiori, che sotto l'azione del vento sembrano pulsare, muovendosi in modo ritmico, anche il nome Anemone (sinonimo) si pensa derivi dal greco “ánemos” = “vento”, ma potrebbe derivare anche dal latino “anima” = “soffio vitale”.









2 commenti:

Andrea62 ha detto...

Veramente un bel reportage floreale.


Su quelle tre cime (includo anche la Longhede) ci dovrò salire.

Anonimo ha detto...

1979 o giu' di li. Sulla cresta della becca d'aver ricordo il mio cane caduto in un letamaio e trasformato in una nuvola di mosche, il tappeto di viole di montagna profumate, un gruppo di manzi che soffrivano di solitudine e mi hanno seguita da cima longhede alla becca e sfrecciate di rondini stridenti. Cresta da sogno!
Domenica vorrei tornarci, dopo 32 anni....
Ornella