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28 febbraio 2010

Monte Sodadura m 2.010– 27 Febbraio 2010

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Ehm … si, lo so, non dovevo.
All’inizio è nata come passeggiata turistica ai Piani di Artavaggio. L’idea nasce per 2 motivi:
1 – quando sono andata ai Piani del Tivano continuavo a dire Artavaggio
2 – l’altro giorno ho incontrato un’amica che mi ha parlato della sua ciaspolata verso il Sodadura.
E allora ecco l’idea: vado su, nonostante tutte le mie idee, con la funivia. Purtroppo in questo periodo il ginocchio non mi permette altro. Voglio vedere come hanno sistemato la stagione invernale lassù. Più volte ne ho parlato con i gestori nel Nicola che aspettavano come la manna dal cielo questa riapertura e devo dire che da quello che ho visto e da quello che mi ha raccontato la mia amica dell’esperienza domenicale, la gente c’è ed i gestori devono essere MOLTO soddisfatti.
Non hanno deturpato il paesaggio creando altri impianti di risalita, ma solo dei tapis roulant che portano a delle pistine molto dolci.
Ecco perché quando il “bauscia” romano cerca, spintonandomi, di passarmi avanti per prendere prima di me la funivia mi viene da ridere. Ma cosa credi di trovare lassù? Manco Sci-Alpinismo fai!
Cmq, la coda è tanta. Devo prendere la seconda corsa. Ci sono un sacco di famiglie con bimbi davvero piccoli e questo mi piace molto. I discesisti sono pochi. Moltissimi bob.
Arrivo.
Nonostante la ressa della partenza non faccio coda ai bagni e poi mi incammino. Intanto la gente si è distribuita e non c’è ressa. Ci sono diverse piste ma mi danno più l’idea di essere li per i bimbi, bob compresi.
Ci sono anche dei percorsi per ciaspolatori … che tristezza :( Strade battute dalle motoslitte. Che mi servono le ciaspole? Eppure la maggior parte le aveva ai piedi.
L’idea è quella di fare il giro dei rifugi che qui è piuttosto corposo.
Il Sodadura è li che mi guarda, questa bellissima piramide con la sua cresta.
Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di salirci :)
Vado piano. Mi sorpassano in molti. C’è perfino una comitiva di militari, alcuni con le classiche mimetiche, altri con la mimetica invernale (quella bianca) e sono carichi come muli: chissà dove andranno!
Salgo. Non avendo fatto la salita a piedi da Moggio il rifugio Nicola lo raggiungo abbastanza presto.
Pieno di gente. Bene, ora il Cazzaniga e li mi fermo.
Solo che per andare al Cazzaniga la strada non è più cosi ben battuta. Penso al ginocchio che affonda nella neve (le ciaspole le ha sempre il mio amico) per cui desisto. Prendo la traccia che va verso il Sodadura per andare a vedere la parte Bergamasca.
E vedo la cresta.
E li inizia a farsi strada la pazzia.
Lo so che c’è un pezzetto piuttosto ripido. Si, i ramponcini li ho, ma il ginocchio … no no, non salgo.
E procedo. La strada finisce ed inizia la classica traccia da escursionismo invernale. La prendo. Ora c’è il pezzetto in piano e si sprofonda. Prendo le tracce quando le vedo ma un paio di volte sono andata giù io. Cavolo …. Il mio ginocchio!
Ma proseguo.
No … no, arrivo li e mi fermo. Passano un paio di escursionisti ma mi sembrano abbiano il muso. Il terzo è un ragazzo con le ciaspole molto allegro. Mi fermo a ciacolare. Ma si che si va. No, non si affonda più. Il pezzo ripido lo fai tranquillamente senza ramponi, la neve oggi è meravigliosa.
Come fare a rinunciare? Al solito penso che provo, se non me la sento, rientro.
Vedo il pezzo ripido. Usti! E’ davvero ripido. Ma è anche molto corto.
Scende un altro signore, con i ramponi. Chiedo anche a lui se i ramponi servono. Domanda scema penserete voi, se lui li ha su … E invece mi risponde che no, non servono. Solo quel pezzetto ripido stai attenta che rischi di scivolare giù. Ma sono pochi passi e poi sei in cresta.
Ok, grazie!
Anche se non capisco come posso scivolare giù. C’è una traccia profonda mezzo metro e non è nemmeno tanto traverso. Mah, forse il tipo soffre di vertigini.
Salgo.
Mi domando come farò a scendere e mi volto. Ma si, la neve è ottima e si scende. Cerco di salvare la gamba malata e salgo piano piano. Passato il pezzo ripido la cresta è bellissima, purtroppo molto corta. In vetta non c’è nessuno, la croce e la madonnina semisepolte nella neve. Riesco a fare un autoscatto, bevo un sorso (da notare che non ho mangiato né bevuto nulla … lo so che la gita è breve, ma gli insegnamenti devono aver fatto radici!) e poi scendo. Vedo 2 signori li, prima del pezzo ripido fermi. Come mai? mi chiedo. Ma sono troppo occupata a pensare alla mia discesa.
Arriva il pezzo critico e pian piano scendo. Benissimo! La neve è davvero ottima e i passi corti che ho fatto in salita hanno lasciato una bellissima traccia per la discesa.
Arrivo ai 2 signori e vedo che stanno mettendo i ramponi.
Ma è possibile che sia l’unica incosciente a non averli messi?
Mah … secondo me oggi proprio non erano necessari, anzi, rischiavi lo zoccolo e allora si che scivolavi ben bene.
Cmq scendo. Arrivo al rifugio e la ressa ora è davvero tanta. Pianissimo mi avvio verso la funivia.
Trovo il ragazzo con i ramponi che mi riconosce: allora, com’è andata? Benissimo! Bene, io torno su :) Era li con degli amici e probabilmente li accompagna in vetta.
Scendo.
Sempre piano.
Ora ho un po’ di sensi di colpa per il mio ginocchietto e scendo mooooolto piano.
Arrivati all’altezza della chiesetta mi sento chiamare: ehi, com’è andata? Era l’altro ragazzo. Cavolo … ma mi riconoscono tutti!!! Mi fermo a fare quattro chiacchiere con lui e la ragazza che ora l’accompagna e poi verso la funivia.
Inutile star qui, ora le gente è tanta, il cielo si è velato quindi tanto vale tornare a casa. Qui non riesco a riposare, mi muoverei in continuazione.
E allora funivia, macchina, casa, doccia … riposo :)

Solo una piccola considerazione: ci sono 2 piccolissimi anelli per il fondo. È un pianoro che ci prestava benissimo. Ci sarebbe stata una pista fantastica, perché invece puntare ancora sul quel poco di discesa che potevano fare? Non era meglio pensare oltre alle famiglie e alle “passeggiate” un po’ di più al fondo? Peccato … davvero un peccato …


Quota partenza: m 1.600
Quota arrivo: m 2.010
Dislivello, secondo il mio altimetro: m 430
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 3 ore e mezza con il mio passo da convalescente





1 commento:

Andrea ha detto...

Convalescente intento sei già a due cime.


Quanta neve, altrochè quando ci ero salito io. Non si vede neanche il saltino di roccette, che si intuisce sepolto dalla neve nella foto 24.


La Cima dei Pazzi (o dei Piazzi, da non confondere con la più celebre Cima Piazzi) della foto 25 è da salire.