Non sono convinta, domenica non si sa bene che farà, anzi, per dove dovevamo andare noi sembra venire brutto sin dalla mattina.
Insisto: la giornata è troppo belle per “sprecarla” con un avvicinamento. Alla fine lo convinco, si organizza il Grand Torunalin, con la Roisetta come ripiego, si sa mai.
Partenza presto, 5:30 da Piazzale Lotto.
La mattina mi sento un attacco di emicrania arrivare: uffi! Questa cima la sto rincorrendo dal 2002!!! Prima la neve sul Petit, poi la nevicata di qualche giorno prima, quindi la promessa del “local” che mi voleva portare sulla cima vera e tutti gli anni che spunta fuori dal cappello dei desideri.
Arriviamo a Cheneil e, con soli 18 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, siamo in cammino.
L’aria è frizzantina, ho timore che ci sia troppa neve e non vedo l’ora di salire all’abitato per vedere le condizioni della montagna. Il Cervino è ancora pieno di neve, so che nei giorni scorsi ha nevicato in quota …. Sperem!
Ed ecco che la vallata di Cheneil si apre bellissima! Non c’è neve!!! Solo un paio di piccole spruzzate. Cerchiamo l’inizio del sentiero, e qui perdiamo un po’ di tempo. Io pensavo di salire a destra, dove il cartello indica per la Roisetta, Andrea invece preferisce la strada per il Colle di Nana e da li, al bivio, prenderlo alla larga. Va bene, va tutto bene in questa giornata spettacolare.
Frizzante l’aria, io fatico ma non tantissimo. Medito sul dislivello e sulle soste e decido per una sosta breve ogni 400 m circa. La prima ci vede ancora nel vallone, ma gia’ ci siamo avvicinati di molto alla montagna. Prima barretta. Sosta piccola e poi si riprende.
Ora il sentiero inizia a salire la conca detritica ed e’ abbastanza ripido. A quota 2.900 altra sosta, altra barretta. Vediamo 3 signori che scendono …. Di gia’???? Meglio, chiederemo a loro le condizioni. Ma non facciamo in tempo a salutarli che ci apostrofano: “Non fermatevi qui che scarica …..” …. Buongiorno!!!
Chiediamo le condizioni: c’è la catena, giusto dove c’è ancora una lingua di neve.
Passa il primo, passa il secondo, il terzo ha la picca sullo zaino …. “Spero non l’abbia usata!” chiedo convinta di sentirmi dire di no. “E si, ho gradinato il pezzo di neve, se no non si passa, visto che la corda è sotto la neve ghiacciata” …. E agghiacciata ci rimango io! Ho i ramponi nello zaino, ma non sono mica sicura di passare.
Riprendiamo. Ora il tracciato si fa piu’ faticoso e si devono cercare gli ometti. Attraversiamo il primo pezzetto di neve e poi un nevaietto. Uhhhhh sperem!
Intanto, udite udite, mi sono messa la maglia con le maniche lunghe!!!
Arriviamo al colle arrampicandoci su per i massi cercando ogni volta l’ometto successivo.
Guardo il Petit e mi viene in mente l’estate le 2002. Guardo il Grand e non capisco da dove si sale. E’ imponente, bello ed imponente.
Ci confrontiamo un po’ e alla fine desumiamo che un po’ piu’ in basso, dove mi sembrava che il sentiero piegasse a sinistra, abbiamo pero’ preso quello sulla destra che porta al colle. Riscendiamo quindi di qualche metro e troviamo la traccia. Intanto scendono 2 signori, vediamo da dove passano e iniziamo a salire. Ci fermiamo a chiacchierare con loro, simpaticissimi, e ci raccontano ben bene della corda e del canale ancora innevato. Ovviamente la corda è sotto la neve nel punto piu’ esposto, ma sono solo 2 passi. Guardo Andrea: “Io non so mica se passo li …” Ho dietro uno spezzone di corda, ma se sulla roccia posso pensare di attrezzare io il passaggio, sulla neve no, e Andrea non si ricorda neppure il barcaiolo. So che mi aiutera’, almeno psicologicamente, lui è l’uomo della neve, io la donna della roccia. Oh … non fraintendeteci! Rimaniamo sempre su EE, massimo F+, ma in questi ambiti compensiamo le paure reciproche.
Chiacchieriamo anche relativamente alla pulizia dei “cateteri”, e la signora mi da una bella dritta per come pulire le cannette: ah questi incontri montanari!!!
Arrivano le corde. All’inizio mi sembra tranquillo, fino a che non vedo la neve.
Ecco, avendomi detto i signori che era esposto, senza corda etc etc etc mi prende un filo di paura. Passa avanti Andrea che mi tranquillizza, mi aspetta li, dove la corda sparisce e …. passo!
Andrea, guardano indietro le corde: passeremo di qui in discesa???? Bella li …. Forse dovevamo farci la domanda prima di passare, ora non ha senso rifletterci, saliamo e ci pensiamo al ritorno; e poi ho sempre la corda nello zaino …. quello di Andrea ovviamente :)
Riprendiamo. Un po’ sentiero e un po’ roccette. Non manca molto ma ad un certo punto Andrea si blocca: arriva il crampo. Si agita: sali, tu adesso da sola ce la fai. Figurati se ti mollo qui! Calmati, bevi un po’ e rilassiamoci qualche minuto, poi vediamo il da farsi; cerco di tranquillizzarlo, non mi va proprio di salire senza di lui. Per fortuna dopo pochi minuti il dolore passa e Andrea ci riprova.
Quando vedo la croce non voglio crederci …. CI SONO! CI SIAMO!!!
Cima sud, ovviamente, ma va benissimo cosi. Tiro fuori la macchina fotografica che, furbescamente (e finalmente mi sono messa in testa di farlo) avevo messo nello zaino appena dopo le corde.
Arriva Andrea: e’ stato un grande!
Incontriamo 2 ragazzi con le corde: “Avete fatto la cima?” “No, non sapevamo della doppia e abbiamo una corda da 25 m. Peccato, pero’ mi dicono che posso arrivare all’intaglio per guardare giu’. Andrea declina il mio invito ed io, per sentiero, vado a vedere da vicino la vera cima del Grand Tournalin. Effettivamente è esposto, severo e …. bello :) Effettivamente la vera cima porta via un po’ di panorama del Rosa, ma con tutte le volte che lo vediamo a noi non disturba poi tanto.
Faccio un po’ di foto, fotografo Andrea la in fondo mentre lui fotografa me qui in fondo.
Poi torno e finalmente pranzo! Siamo soli e commentiamo che ci avrebbe fatto piacere avere in giro qualcuno.
Foto a gogo’ in una giornata talmente bella che si vede nettamente e benissimo il Monviso, oltre a tutto il resto ovviamente. La Testa Grigia ora la riconosco, mi sa che sara’ una delle mie prossime mete con bivacco annesso.
Mentre scendiamo vediamo qualcuno che sale: cavolo! Sono già le 14:30! Beh, loro saranno veloci.
Scendiamo piano, cercandoci la strada ed arriviamo fin troppo presto alle corde.
Passa Andrea, gli chiedo di aspettarmi li e faccio una cosa che mai mi sarei sognata di fare: mi fermo, piedi sulla neve, a guardare il canale. Beh, sinceramente non mi sembra niente di che, non lo trovo esposto, ripido si ma non esposto. A me è proprio la neve che mi altera la sicurezza :(
Passiamo le corde incontrando un altro signore. Non ripassiamo al colle e continuiamo la discesa fino a dopo il nevaietto. Piccola sosta, fuori i bastoncini e la macchina fotografica. Ora mi concedo i miei fiorellini, che sono tantissimi e bellissimi :)
Al primo ruscello una pausa di mezz’ora, non vediamo l’ora di toglierci un po’ gli scarponi. Poi ancora giu’.
Ovviamente, al bivio con la Roisetta, ci chiediamo come sara’ scendere da li; uno sguardo alla cartina, un passo in la per vedere il sentiero, ci guardiamo: via che si scende da li!
Siamo proprio attaccati al torrente, bello pieno d’acqua e che, visto la ripidita’, crea delle cascatelle davvero incantevoli. Il sentiero e’ ripido, ma ci porta abbastanza in fretta a valle. Ora sono quasi le 19, la luce è meravigliosa, i rododendri in fiore creano queste macchie di colore che, insieme ai larici, rendono magico questo posto.
Arriviamo alla macchina che manca un minuto (giuro! A farlo apposta non ci saremmo riusciti) allo scoccare delle 11 ore di gita.
Non siamo particolarmente stanchi, nonostante in 1350 m fatti. Il Grand Tournalin per noi doveva essere fatto in una giornata cosi: bello stabile e fresco.
Non ci sono piu’ rimpianti per la 2 gg mancata, oggi siamo tranquillissimi e possiamo tornare a casa anche tardi. E non ce lo facciamo ripetere …. Io metto piede in casa dopo la mezzanotte, con il cuore leggero ed il morale alle stelle.
La cosa mi sconvolge assai, doveva andare con gli altri sull’Arbola …. Non lo conoscevo, non è stato uno shock come con Chicco, ma la cosa mi ha colpito molto. Chissa’ perche’, ma se capita a qualcuno che conosci, anche se solo per via virtuale, fa sempre piu’ male …
2 commenti:
Erano 30 anni: non scherzo, proprio 30, da quando avevo letto la prima relazione dell'escursione al Grand Tournalin. Da allora credo che non sia passato anno senza che mi dicessi "quest'estate sarebbe bello salirlo". Quindi permettetemi di copiare la frase che disse Mario Curnis quando divenne l'uomo più anziano sulla cima dell'Everest: "Tutto questo dovevo vederlo 30 anni fa!". Io ho circa 25 anni in meno di lui, la cima è "un poco" più bassa ma anche per me è passato tutto quel tempo.
Cito anche Enrico Camanni, alpinista, scrittore e direttore di riviste di montagna. Mi ricordo un suo articolo in cui diceva che spesso, per rilassarsi, tra una via impegnativa e l'altra, andava al Tournalin. Io invece mi son dovuto impegnare, però là in alto era bellissimo!.
Bel racconto e gran vetta, complimenti.
Marco
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