Della mia esperienza al Vittorio Emanuele voglio parlare solo di Monica.
Nevica, e per quella sera aspettiamo solo 2 persone. Arrivano in leggero ritardo rispetto alla cena ma poco importa. Anzi, li facciamo mangiare li in cucina, fa piu’ caldo e la sala è in fase “ristrutturazione”.
Monica ha una risata particolare, all’inizio mi è antipatica, la risata, perché lei invece sembra una persona dolcissima.
Dopo cena ci fermiamo a parlare e scopro che è di Predazzo, vicino a dove sono andata io in vacanza per anni. Parte la solita legenda di posti e persone: l’Antico, Aldo Moro, il Giannino …. Ma si fa tardi, li mando nell’altra stanza e finisco le pulizie.
La mattina mi alzo con una bella spolverata bianca (mezzo metro o giu’ di li). I ragazzi si sono alzati e se ne sono tornati a letto.
Piu’ tardi andranno verso la Tresenta, fermandosi sotto il colle del Gran Paradiso.
Tornano, lei ha comunque lo sguardo felice: ho visto la cima! E sono salita di altri 100 m rispetto alla mia quota massima!
Mi fa tenerezza. Le racconto di Courmayeur, ci vuole passare prima di tornare in trentino. Facciamo la illogica comparazione tra Trentino e Valle d’Aosta (mi sono cosi conquistata il suo amico!) e scopro che anche lei ha avuto le mie stesse sensazioni quanto, una marea di anni fa, misi piede per la prima volta in vallèe.
E poi …. poi si passa a parlare di altro, scopro che è sposata è ha due bimbe.
Non so come sia venuto fuori il discorso, probabilmente parlando dell’età: la seconda è nata il 26 dicembre, è stata piena di sorprese.
Perché? Chiedo sorridendo. Perché è nata un mese prima, neanche 10 minuti di travaglio ed è nata, piccola.
E poi ….
Poi ci hanno chiamato a colloquio: la bimba ha la sindrome di down.
Mi si è gelato il sangue nelle vene. Monica è giovane …. Come mai? Anche lei se lo è chiesto. Molte mamme che ha incontrato nelle terapie necessarie alla bimba sono piu’ giovani di lei. Ma perché allora non fanno l’amniocentesi anche prima???
Monica continua nonostante tutto a sorridere, ci racconta di come si sono sentiti, di come si è sentita lei, la vita cambiata di colpo, senza neanche il tempo di rifletterci.
“Ci hanno detto che avevamo 10 gg di tempo per decidere se lasciarla in ospedale”.
Cavolo, che decisione difficile!
Monica è una donna piena di coraggio, ha accettato la bimba, la porta a fare le terapie (un’ora e mezzo andare e altrettanto a tornare: cosa vuol dire abitare fuori da un grande centro!), la manda all’asilo (per fortuna c’è l’insegnante di sostegno), con la famiglia vanno in campeggio tutti gli anni e si prende i suoi spazi come questo we.
Ora mi spiace ancora di piu’ che non ci sia stato il sole, si meritava davvero un bel we. Ma tornerà, e il sole sarà con lei.
Mi ha lasciato dentro una sensazione bellissima questa donna, una sensazione che era davvero tanto che non provavo.
Quando sono scesi, l’ho abbracciata e commossa le ho detto che era stato un piacere conoscerla. Chissà se ha capito quanto mi ha dato con quelle sue poche chiacchiere ...
08 giugno 2007
Monica
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1 commento:
C'è bisogno di racconti come questo. Obbligano a riflettere.
Cosa avrei fatto io? Avrei accettato la bambina, come ha fatto Monica. Quando i problemi non li ho non ci penso, e non succede solo a me.
"Cose che TUTTI possono fare" mi disse il mio primo istruttore di alpinismo, tanti anni fa. E invece no, non è vero che TUTTI le possono fare. Si generalizza, finchè non si incontra una persona per esempio non vedente o con altri problemi.
Andrea
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