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11 giugno 2007

Pizzo Mellasc – 2.465 m 10 Giugno 2007

La Val Gerola.
Adoro questa valle, nonostante i tralicci, nonostante le dighe, la Val Gerola ha per me un fascino tutto particolare.
Mi manca la salita da Laveggiolo. Sono un po’ preoccupata perché qualcuno si è perso salendo da qui, si è ritrovato nella valle a fianco.
Trovo su internet il percorso fino al rifugio (http://www.diska.it/riftronasoliva.asp un sito splendido, descrizioni molto dettagliate seguendo le quali è impossibile perdersi!).
Ora non mi rimane che cercare su quale cima salire. Il 3S mi ha già visto troppe volte, il Pizzo di Trona …. Ho visto le foto ieri sera della “placca appoggiata” che di appoggiato sembra abbia solo la catena, ancorata alla parete :(
Guardo sulla carta e vedo il Pizzo Mellasc. Non altissimo, lo si prende dalla Bocchetta di Trona. Per male che vado faccio di questo intermedio la mia meta.
Cerco in internet, ma trovo solo relazioni scialpinistiche. Non importa, io vado la e poi si decide.
Per male che vada mi avvio verso il sentiero del Pizzo di Trona …. che sono abbastanza certa di trovare anche se io difficilmente so dov’è il nord! (Non crucciatevi per questa battuta, la possiamo capire davvero in pochi :) )
Il primo scoglio da superare è la strada con la macchina: ce la faro’?
Non solo ce la faccio, ma la strada risulta asfaltata fino a Laveggiolo.
Qui ho una botta di culo (rarissime per me) e trovo parcheggio come prima macchina vicino al
sentiero.
Primo intoppo: zaino bagnato :(
Non e’ la nuova cannetta che ha il tappo difettoso, ma deve essere la bottiglia. Uff, meno male che la giornata sembra calda e assolata. Parto.
Dimentico in macchina il copricapo.
Torno indietro.
Ora parto sul serio.
Mi sono portata la relazione di Diska, piu’ che dettagliatissima! Comunque le mie paure erano davvero infondate: e’ impossibile perdersi!
Al tavolo con panche che “invitano alla sosta” ci sono gia’ due ragazzi. Mi fermo solo per scambiare 4 chiacchiere e fare una foto. I ragazzi conoscono la zona ma non hanno mai fatto cime, per cui non mi sanno dire nulla della mia meta.
Riprendo il cammino, ora c’è un bel traverso pieno di fiori coloratissimi che mi portera’ al rifugio.
La chi ti vado ad incontrare? Amici del GAM! Com’è davvero piccolo il mondo!
E cosi scopro che Elena e’ andata a dormire la sera e non si e’ piu’ svegliata. Luciano mi e’ sembrato sorpreso quando gli ho detto che nessuno mi aveva avvisata …. mah ….. con tutto quello che ho fatto per il GAM mi spiace proprio che si stiano comportando cosi, ma tanto fa.
Intanto c’e’ fuori anche il rifugista e chiedo per il Mellasc. Mi dice che dalla Bocchetta di Trona non si fda, e’ pericoloso, infido …. Mi spiega la strada da li: andare verso la baita il cui tetto sbuca fuori proprio dietro il rifugio. Attraversare il torrente e costeggiarlo fino alla cascata. Attraversare quindi il torrente della cascata e puntare alla bocchetta. Fin qui si sale a sentimento. Poi si incontrera’ il sentiero che arriva dalla Bocchetta di Trona e quindi si prosegue per cresta in vetta.
Se non voglio fare la stessa strada al ritorno, posso continuare in cresta (facile) e scendere poi per prati all’altezza del rifugio.
Mi dicono anche che la “ferrata” del Pizzo di Trona non è difficile! Hanno lasciato la catena sulla placca (ribadisce appoggiata il gestore) e tolto le altre … sono comunque sempre molto perplessa.
Sono anche indecisa se salire o meno dalla strada che mi ha indicato, ma siccome non voglio fare figuracce mi avvio.
Sono un po’ in ansia per la pioggia annunciata per il pomeriggio, ma il rifugista ha fatto spallucce dicendomi: se piove vieni giu’ dritta per prati.
Ok, mi avvio. Le mosche qui sono rompi all’ennesima potenza. Non sono veloce perché piuttosto incerta se andare avanti oppure no. Decido tappa per tappa. Prima la cascata, poi l’attacco del canale. Quando arrivo alla bocchetta ormai non ha senso tornare indietro. E poi si sa, le creste a me piacciono troppo!
E’ ripida, ma non difficile, non ci sono tratti particolarmente esposti e puoi salire da dove credi piu’ opportuno. Io, ovviamente, tendo a rimanere in cresta. Il tempo e’ sempre incerto. Decido che il prossimo dosso è la mia cima, che sia vero oppure no.
Si, mentre salgo ci credo: io che mi fermo ad un passo dalla meta!
Ed in effetti arrivo in cima. Quando sbuco fuori e vedo la croce mi sono sentita felice!
Non è banale per me questa giornata, e’ un po’ come se segnasse il mio ritorno.
Mi fermo poco, poi, ovviamente, decido di scendere per cresta, sempre con la consapevolezza che, per male che vada, torno indietro.
Trovo un primo punto da cui si puo’ scendere, ma continuo fino a che non sono in corrispondenza del rifugio. Da li la cresta si alza di nuovo.
Scendo.
Non senza difficoltà. Per me e’ maledettamente ripido ma ce la faccio e senza neanche troppo penare.
Sono sempre piu’ soddisfatta e quando torno al rifugio tutti mi chiedono com’e’ andata.
Sto bene, in questo momento mi sento davvero bene.
Scendo allegra verso la macchina, mi concedo qualche foto in piu’ dell’andata ed arrivo alla macchina con i tuoi che si fanno sentire dall’altra parte della valle.
Bene. Una e’ andata. Sotto con l’altra :)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Uao! Complimenti per i due giorni intensi!

Io invece ho trovato due giorni bruttini bruttini... Fai sempre foto bellissime, è sempre un piacere scoprirne di nuove quando torni da una gita.

Bye

Anonimo ha detto...

Ciao Silvia
Sono contento di esserti stato utile almeno un po' e di essere passato di qui a vedere il tuo sito e le tue foto.
Complimenti
DISKA

heliS ha detto...

Grazie, sia a Marco che a Diska a cui
rinnovo i complimenti per le relazioni .... sono incredibilmente precise!